Momenti di storia: Ottavio Barbieri, leggenda genoana

14.11.2018 09:24 di GianPiero Gallotti   vedi letture

Terzo appuntamento per la nostra rubrica "Momenti di storia", curata per noi dal grande tifoso e appassionato di storia rossoblù Francesco Venturelli, che come sempre ringraziamo.

Buona lettura:

 

Ottavio Barbieri, Leggenda genoana

 

Esistono nomi di giocatori che se pronunciati secondo lo schieramento della squadra di appartenenza, permettono cadenze che evocano metriche poetiche. La mediana del Genoa degli anni d’oro:
“Barbieri - Burlando – Leale”
appartiene in questo senso alla poesia, oltre che al calcio. Potremmo dire: alla poesia del calcio. Il calcio di una volta, quello che ognuno di noi conserva nel proprio immaginario e dal quale difficilmente può staccarsi.

Ottavio Barbieri è una leggenda di quel calcio.

Il suo esordio è già di per sè leggenda. E’ noto che giocò consecutivamente due partite: una con i boys del Genoa e la successiva con la prima squadra.

Biagio Angrisani, giornalista del “Corriere dello Sport-Stadio” e appassionato di calcio e di storia del calcio, nel suo libro “Mister William Thomas Garbutt”, scrive:

“Nel giorno di Pasqua del 1919 il presidente Geo Davidson allestì finalmente una partita decente contro una rappresentativa di professionisti inglesi. Il pomeriggio sportivo presentava anche un sotto-clou tra la Primavera rossoblù e una selezione della Prima Fortezza. Garbutt, tornato dal fronte francese dove aveva combattuto con l’esercito britannico, assistette alla gara che vide impegnati i boys rossoblù e fu impressionato dal giovane Ottavio Barbieri.”

E Paul Edgerton, docente di lingua inglese in Italia, nel suo libro: “William Garbutt – Il padre del calcio italiano” col quale ha voluto dare un importante riconoscimento al ruolo che Mr. Garbutt ha ricoperto nello sviluppo del calcio in Italia , è allineato sulla stessa versione di Angrisani.

Scrive infatti:

“Garbutt si mise al lavoro felice di trovarsi di nuovo su un campo di allenamento dopo aver vissuto di persona la guerra in trincea. Grazie ai suoi contatti fu organizzata una partita amichevole contro una squadra di professionisti britannici che facevano il servizio militare. La partita giocata il 20 aprile 1919 finì con un irrilevante pareggio senza reti. Ciononostante la data sarebbe entrata nella storia del Genoa CFC, per il fatto che segnò l’esordio con la maglia della squadra della sua città di un’autentica leggenda del Genoa: il diciannovenne Ottavio Barbieri”.

Accadde infatti che terminata la partita dei boys, Garbutt pragmatico come sempre, non perda tempo e chieda a Barbieri:

“Te la senti di giocare con la prima squadra?”
“Quando?”
“Adesso, tra qualche minuto scendiamo in campo per un’amichevole con una squadra di professionisti inglesi”.

Barbieri dice di si e gioca. Non uscirà più di squadra.

Ancora una volta l’occhio clinico di Garbutt aveva fatto centro. In Barbieri vide un tassello che gli mancava per costruire una grande mediana. Garbutt aveva già Leale a sinistra, che lui stesso aveva prelevato dai boys rossoblù prima della guerra ‘15/’18 e lanciato in prima squadra a soli 16 anni.

Con Barbieri sistemava a dovere anche la posizione di laterale destro. Adesso gli mancava solo un grande centromediano. Che sarà Burlando, “l’uomo di ferro”, in arrivo nell’estate del ’21, per completare il “magnifico trio”.

La mediana era la spina dorsale della squadra. I suoi componenti dovevano essere abili a difendere e nello stesso tempo a costruire. Dovevano aiutare i difensori e sostenere gli attaccanti, coprendo una zona di campo molto ampia. Non poteva esserci grande squadra senza una grande mediana. Per questo Mister Garbutt ha lavorato pazientemente per lunghi anni allo scopo di mettere insieme un trio che fosse il migliore d’Italia.

E’ stato Garbutt a scegliere Leale. E’ stato Garbutt a scegliere Barbieri. E’ stato ancora Garbutt a scegliere Burlando.
“Barbieri – Burlando – Leale”
parole e musica di Mister Garbutt. Non è solo calcio, è arte, è poesia.

Soprattutto è il trio di campioni sul quale poggiava il Genoa degli anni d’oro, ricco di altri campioni, che scrisse la leggenda della squadra che vinse imbattuta il campionato. Un’impresa record che durerà 70 anni.

Barbieri è entrato a far parte di questa mediana in un modo unico. Bravo lui, e bravo Garbutt che ha riconosciuto in lui il futuro campione.

Paul Edgerton scrive che Ottavio Barbieri è “un’autentica leggenda del Genoa” , particolare molto significativo, perché i riconoscimenti che vengono dagli altri sono quelli che hanno un valore speciale.

Ma molto prima di Paul Edgerton, ci aveva già pensato un grande del calcio italiano, Vittorio Pozzo a riconoscere al giovane Barbieri doti straordinarie, facendolo esordire in Nazionale a soli 22 anni, il 5 maggio 1921 ad Anversa contro il Belgio.

Questa la formazione azzurra:
Campelli – Rosetta, De Vecchi – Reynaudi, Burlando, Barbieri – Migliavacca, Cevennini III, Ferraris, Santamaria, Forlivesi.
L’Italia vinse 3 a 2, e dopo quell’esordio vittorioso Barbieri vestirà per altre 20 volte la maglia azzurra, fino all’ultimo incontro, quello contro la Germania a Francoforte, il 2 marzo 1930. E fu un’altra vittoria: 2 a 0 con reti di Balonceri e Meazza.

Il bilancio azzurro di Barbieri si concluderà così con 9 vittorie, 9 pareggi e solo 3 sconfitte su un arco di tempo che copre nove anni di calcio italiano.
Ai tempi di Barbieri il mediano marcava l’ala. Si giocava col “Metodo” e con la marcature a zona. Il Sistema inglese con la marcatura a uomo e la rivoluzione dei ruoli, doveva ancora essere inventato. E chi marcava l’ala a zona, doveva possedere notevole intelligenza tattica, senso della posizione, e prontezza nello scalare di posizione. Barbieri eccelleva in tutto questo.

Restò celebre, in un incontro del Genoa contro la Juventus del 1930, il modo come annullò il funambolico argentino Orsi, da poco arrivato in Italia carico della gloria conquistata al Mondiale del ’30 in Uruguay.

Appese le scarpe al chiodo, Barbieri, dopo una vita coi colori rossoblù, si iscrisse al corso allenatori e passò alla Sampierdarenese come giocatore-allenatore. Cose d’altri tempi, quando una delle più fulgide bandiere del Genoa poteva passare alla squadra di Sampierdarena senza che nessuno avesse la pretesa di criticare la scelta.

Come allenatore verso la fine degli anni ’30 introdusse il “Sistema” inglese in Italia. Lo aveva appreso da Garbutt, e lo sperimentò nel Genoa in un periodo di assenza del Mister inglese. Il Genoa però dopo qualche mese tornò al Metodo perché non tutti i giocatori erano adatti al Sistema. I giocatori adatti li aveva il Torino che lo applicò negli anni ’40 diventando il Grande Torino.

Agli inizi degli anni ’40, Barbieri passò ad allenare lo Spezia e fece un’interessante variazione al Sistema inglese, rinforzando la difesa in fase di non possesso palla, creando le premesse per una serie di modifiche che negli anni ’50, attraverso “l’ala tornante” e il “terzino volante”, porteranno al così detto “Mezzo Sistema”. E nei casi più estremi al “Catenaccio” vero e proprio.

Nella primavera del 1949 Erbestein, in segno di considerazione e di amicizia, propose a Barbieri di partecipare alla trasferta in Portogallo insieme al Grande Torino, per un’amichevole col Benfica giocata in onore di Ferreira, mito della squadra lusitana e amico di Mazzola. Barbieri dovette rinunciare per impellenti impegni e fu così che si salvò dalla tragedia di Superga.

Ma la sorte avversa era in agguato e lo colpirà poco tempo dopo.

Di lui, il compagno di reparto e amico, il mitico Luigin Burlando dirà:
“Barbieri era un autentico gentleman dello sport, uno di quegli atleti dei tempi d’oro dei quali purtroppo sembra essersi perduto lo stampo.”

Ci sono giocatori che per i loro meriti sono entrati nella grande Leggenda rossoblù.

Ottavio Barbieri appartiene invece alla ristretta cerchia di giocatori che sono essi stessi Leggenda rossoblù.

 

Francesco Venturelli

 


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