A Reggio cercansi un altro 0 a 0 per iniziare bene la rincorsa
Riecco in campo il Vecchio Balordo, sempre più obbligato ad una rincorsa affannosa in classifica. Il suo conducator non si era mai illuso di ritrovare, dopo una settimana di vacanza, un organico... irriconoscibile, ma in cuor suo forse sperava di notare alla ripresa qualche volto nuovo tra centrocampo ed attacco, i due reparti rivelatisi più carenti in un girone ascendente da dimenticare.
Invece, Sheva ha potuto solo fare la conoscenza con due rinforzi, peraltro di rilievo, per la terza linea, che di ristrettezze non ha mai patito. Si dirà: per il modulo a quattro prediletto dall'ucraino servivano uno o due rinforzi, e tali vanno considerati sia lo svizzero Hefti sia il norvergese Ostigard. Peccato che, sin quando non arriveranno pezzi da novanta negli altri settori sarà consigliabile rimanere fedeli al collaudato 3-5-2.
A Reggio Emilia, di fronte al baldanzoso Sassuolo, potremo dunque ammirare un Grifone non troppo differente da quello che ha strenuamente resistito alle offensive atalantine. Anche in terra emiliana, ci mancherebbe, il pari sarebbe accolto a braccia aperte, col tassativo obbligo di tornare alla vittoria tre giorni più tardi, a Marassi, di fronte alla squadra che sarà nel mirino dei rossoblù sino a maggio: lo Spezia.
Shevchenko, intanto, ha perso per strada (dopo il preziosissimo ventenne Rovella, ancora ai box) altri due vecchi titolari, i più legati sentimentalmente al Grifone: capitan Criscito, ancora immerso nel Covid, e il suo vice Sturaro, incorso nelle ire del Giudice Sportivo. Due puntelli di un centrocampo che anche al gran completo non era apparso un punto di forza, ma a Pegli far di necessità virtù è ormai diventato un mantra. Chi affiancherà, dunque, il regista Badelj, il rampante Portanova e l'eclettico Cambiaso? Sulla fascia destra spazio a Ghiglione, quasi mai determinante con le sue giocate, ma senz'altro più affidabile del concorrente Sabelli. In mediana la bagarre coinvolge Hernani, Tourè, Galdames, Melegoni, il vecio Behrami e... chi più ne ha più ne metta. Insomma, un ventaglio infinito di alternative, ma nessuna che susciti un briciolo di entusiasmo.
Anche in avanti, nella fremente attesa di qualche innesto sostanzioso, il trainer è costretto ad arrangiarsi. Se non altro, Destro appare discretamente in palla, ma “nonno” Pandev ed Ekuban, in ballottaggio per affiancarlo e protesi ad una staffetta, non hanno sinora lasciato il segno, almeno in campionato. Tenuto conto del tipo di match, il coloured potrebbe partire e il macedone subentrargli, ma non si escludono ulteriori soluzioni.
Il Sassuolo è la classica compagine da mezza classifica adusa a rendere maggiormente in trasferta, quando le si offrono spazi invitanti. Se costretta a “fare” la partita, risulta spesso inefficace nonostante la sua potenza di fuoco davvero invidiabile: gli azzurri Berardi e Raspadori sulle fasce e il nazionale del futuro Scamacca (ex oggetto di rimpianti mai sopiti) in mezzo, con un panchinaro di lusso quale Defrel.
Il Covid si è intrufolato pure in casa neroverde (tra le vittime il terzino Peluso), ma mister Dionisi, immerso in una beata abbondanza, vanta almeno un'alternativa per ciascun titolare, ammesso che qualche individuo meriti quest'etichetta a danno di giocatori ugualmente validi. Neppure l'addio di Boga disturba i sogni di un allenatore abituato a rivoluzionare la formazione ad ogni pié sospinto.
Il Genoa dovrà principalmente correre più del solito per ovviare alla superiorità tecnica di una squadra ricca di piedi educati, fantasia e abilità nello stretto. Almeno in partenza, la Maginot non è da considerarsi solo una soluzione obbligata ma anche una scelta ben precisa, dettata da un'antagonista che raramente si aggrappa ai traversoni alti, preferendo di gran lunga gli uno-due e i passaggetti ai limite dell'area.
Il Sassuolo è squadra che soffre parecchio le ripartenze, ma – francamente – attendersi che il Genoa sfrutti questo difetto per agire negli spazi è un attentato alla logica. Fermiamoci dunque a fissare all'orizzonte il primo obiettivo del 2022: lo zero a zero, magari il più sciapo possibile.
PIERLUIGI GAMBINO