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Ballardini da confermare ma solo se c'è chiarezza

di Redazione Genoa News 1893

Genoa salvo con un mese di anticipo, dopo che, durante la disastrosa gestione Juric, aveva fatto balenare il terrore di una retrocessione. Ballardini, aiutato da un gruppo di giocatori “sano”, affiatato e costruttivo, ha compiuto un autentico capolavoro sportivo, perché di questo si tratta. Quanti altri allenatori subentranti avrebbero condotto una formazione immersa nel girone infernale sino all'undicesimo posto, lassù, in vetta al folto manipolo dei secondi? Osservando solo la classifica e rammentando gli obiettivi fissati a bocce ferme, scopriamo che il Grifo ha tutto sommato rispettato i programmi. Che sia riuscito nell'intento percorrendo la strada più impervia e rischiosa, è un altro paio di maniche.

Anche col Verona ormai rassegnato a salutare l'Olimpo e da considerarsi il peggior team dei venti di serie A, i rossoblù non hanno entusiasmato e se Pandev, nel finale, non avesse cavato dal proprio repertorio un “gioiello” rarissimo sotto forma di “scavetto” vincente, il popolo genoano avrebbe archiviato la serata con moderatissima soddisfazione, peraltro legata solo al risultato. La verità è che possono anche cambiare gli interpreti, ma la recita non acquista nuova gradevolezza. D'altronde, lo spettacolo ha quasi sempre latitato nell'arco dell'intera stagione, e se è apparso migliore nella fuggevole era Juric, è esclusivamente per una distorsione ottica, tendente ad occultare la vista della graduatoria.

I tre punti a spese dei gialloblù, comunque, sono arrivati, pur a capo di una prestazione opaca, macchiata da una certa superficialità e imprecisione. Non è un caso, peraltro, che il successo rechi la firma dei tre calciatori più virtuosi: Medeiros, il solo rossoblù che conosca e pratichi l'arte del tiro dalla distanza; Bessa, che non è un campione di continuità, ma in area ha la freddezza necessaria per mirare al bersaglio grosso; Pandev, l'unico campione che, in spregio ai suoi 35 anni, sappia emettere fasci di luce accecanti nel buio che lo circonda. Forse, ad essere pignoli, l'allenatore – in questi ultimi mesi - avrebbe dovuto impiegarli più frequentemente – in specie i primi due – ma si tratta di errori veniali, se rapportati ai piramidali meriti accumulati. Chi altri salvare? Lapadula, commovente per abnegazione, grinta ed impegno anche se estremamente confusionario e sciupone in zona gol; Cofie, soldatino affidabilissimo quando si tratta di svellere la sfera dai piedi nemici. Due che si stanno guadagnando un'altra stagione in rossoblù. Per contro, pessima la prova di Bertolacci e insufficiente quella di Zukanovic e di Hiljemark, dai quali era lecito attendersi ben altro contributo. Ma è giusto chiedersi se davvero con Omeonga o Rigoni la musica sarebbe stata più soave.

Scriviamolo a chiare lettere: Balla meriterebbe un monumento in piazza De Ferrari, e il solo fatto di lasciare nel dubbio la tifoseria riguardo alla sua conferma è delittuoso oltreché offensivo. Certe mezze frasi a lui sfuggite inducono a credere che le sue quotazioni siano in rialzo, ma resterà ancora per un periodo pur breve l'incertezza. Nessuno, intendiamoci, riuscirà a convincere pienamente Enrico Preziosi sulle qualità del romagnolo anche come mister da inizio stagione e – conoscendo il personaggio - i cori inneggianti al tecnico ravennate, invece di rafforzare la tesi di una riconferma, potrebbero produrre l'effetto contrario, spingendolo al divorzio.

Di sicuro, l'eventuale permanenza di mister Davide sulla panca rossoblù non potrebbe prescindere da un attento confronto su obiettivi e programmi. Il trainer avrebbe tutti i diritti di pretendere una rosa più confacente al suo credo tattico ma anche se fosse disposto a piegare il capo e ad accettare ancora una volta di adattarsi alle caratteristiche degli atleti a disposizione, la prospettiva non cambierebbe e l'organico attuale dalla cintola in su andrebbe rivoltato come un calzino, con pochissime riconferme ed un alto numero di doverosi “benservito”. In caso contrario, prepariamoci ad un'altra annata poverissima di gioco spumeggiante e non certo più appagante a livello di classifica.

PIERLUIGI GAMBINO