Ballardini schiera un Genoa prudente, per zittire una Salernitana disperata
Premessa doverosa: nel nostro calcio, se le regole e la loro applicazione non fossero inquinate dalla politica, la Salernitana non disputerebbe la serie A. Anche settembre si è chiuso senza che all'orizzonte si intraveda un acquirente di un club ancora nella disponibilità del padrone della Lazio. Si procede all'italiana, con la proroga della proroga, e c'è da scommettere che a fine dicembre il nodo proprietà un casa granata non sarà ancora sciolto.
Le turbolenze societarie, tuttavia, non dovrebbero minimamente condizionare il lavoro e il rendimento dei calciatori campani, che si stanno giocando con la massima serietà chances non elevatissime di permanenza nel massimo campionato.
Il Genoa, ospite nell'anticipo di primo pomeriggio all'Arechi, troverà un ambientino niente male. Se per i rossoblù la sfida è delicata, come definirla per un team che non ha ancora conosciuto la vittoria nel massimo campionato? Il Grifo, un mesetto fa, costa la panca al mister del Cagliari Semplici ed ora deve affrontare un altro tecnico a fortissimo rischio esonero. Fabrizio Castori è amatissimo in questa terra così appassionata, ha il merito enorme di aver riportato la Salernitana agli onori del grande calcio, ma i risultati gli stanno dando torto: già il pareggio appare insufficiente a garantirgli il posto, figuriamoci una sconfitta.
Chiaro, i rossoblù giocheranno anche su questi vantaggi indiretti ma se Castori piange calde lacrime, non è che sul volto di Ballardini sia stampato un sorriso da istantanea fotografica. Anche il romagnolo, se in Campania scaturisse un verdetto pesantemente avverso, sarebbe sotto attento esame da parte della nuova proprietà. Che le sue presunte colpe siano infinitesimali rispetto a quelle di chi ha costruito un organico così scombicchierato, poco importa: quando la casa brucia, a pagare è sempre il trainer.
Zio Balla, intanto, è alle prese con gli interrogativi di sempre. Comunque schieri la squadra, c'è qualche ruolo palesemente scoperto e arrivare a undici elementi totalmente affidabili è un'impresa al limite dell'impossibile. Stavolta, probabilità discrete vanta il ritoro alla 3-5-2 con Bani come compagno di Criscito e Maksimovic. Sulle fasce spazio a Cambiaso e Fares e in mezzo, con Badelj e Rovella, potrebbe essere la volta di Touré per un Grifone battagliero più che tecnico. In avanti, al fianco dell'imprescimbile Destro, che chiede solo di ricevere qualche pallone giocabile, dovrebbe toccare ad Ekuban, che col Verona si è proposto come subentrante con una certa efficacia. Senza contare che la sua velocità si adatta al contropiede, arma che – specialmente in trasferta – i rossoblù dovrebbero sfoderare più frequentemente.
L'eventuale modulo a quattro implicherebbe invece Maksimovic e Bani (o Vanheudsen) in mezzo, Cambiaso e Criscito sulle fasce, Badelj e Touré nella zona nevralgica, Ekuban, Rovella e Fares in rifinitura alle spalle del bomber con la possibilità di utilizzare a gara in corso, l'intraprendente ma disordinato Kallon.
Anche la Salernitana è sospesa tra due schemi difensivi. La sua difesa non è un colabrodo, anche perché è coperta degnamente dal centrocampo, ma è la fase offensiva che preoccupa. Quattro reti all'attivo (compreso un rigore) in 6 partite sono un bilancio modesto per chi deve ogni tanto vincere una partita. Castori dovrebbe rilanciare l'ex doriano Bonazzoli al fianco dello strutturato Gondo, ma Djuric e Simy non sono tagliate fuori. Il salvagente cui aggrapparsi è naturalmente il fuoriclasse Ribery, che sembra i grado di rientrare da infortunio. Non sarà al meglio, ma spesso gli sono bastati 15-20 minuti per illuminare la gara e condizionarne il risultato. Di fronte alle sue giocate, non c'è precauzione che tenga.
PIERLUIGI GAMBINO