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Basta mezza partita sontuosa per una vittoria pesantissima

di Franco Avanzini

di Pierluigi Gambino -

Prima di... sparire dal campo dopo l'intervallo, il Genoa trova il gol e legittima assolutamente i tre punti a spese di una Salernitana ancora ammalata nel primo scontro diretto casalingo stagionale. Per mezza gara, una sola squadra in campo: quella di Gilardino, che non ha la forza di assediare costantemente gli avversari, ma si impone per lucidità, varietà di colpi e spirito di iniziativa. La paratona in apertura di Ochoa su Dragusin e il palo interno centrato da Badelj sul corner successivo parevano i segnali di una serataccia. A ciò su aggiunga il montante timbrato a metà tempo a Retegui, vittima nella circostanza di una preoccupante ricaduta dell'infortunio al ginocchio. Mancava solo il gol ed ecco verso il riposo l'ennesima magia dell'imprendibile folletto Gudmundsson, che capitalizza l'illuminante servizio di Malinovskyi per crearsi lo spazio necessario e poi passare all'incasso con l'immancabile rasoiata a pelo d'erba.

Vantaggio strameritato, anzi risultato stretto, se corroboriamo la note di cronaca con la conclusione diagonale di Sabelli rintuzzata a fatica dal portiere messicano.

Il Genoa domina interpretando alla lettera le direttive del Gila, che aveva scelto Martin come esterno sinistro e l'ucraino come mezz'ala per migliore la balistica complessiva e garantirsi qualche tentativo in più nell'area ospite. Cinque le opportunità nitide di segnatura contro le zero dei granata, raramente avventuratisi nei pressi del portiere Martinez, mai costretto ad un reale intervento.

La jella nera, ben più che gli atavici limiti in zona gol, hanno impedito al Genoa di mettere anzitempo in ghiacciaia il successo. Ovvio che durante l'intervallo si raccogliessero commenti pregni di rimpianto e anche di paura, rammentando i numerosi precedenti di rimonte incassate nella ripresa. Ma non mancava la soddisfazione per 45 minuti di calcio egregio, non premiato a sufficienza da quel vantaggio striminzito.

Inzaghi, che non poteva esimersi dal rimescolare le carte, cambiava progressivamente volto all'undici campano, immettendo altri muscoli e anche qualche piede più educato. Nel contempo, il Grifone iniziava a rinculare, secondo tradizione, soprattutto per il crollo fisico dei centrocampisti e degli esterni, ormai in riserva di fiato e con le gambe pesanti. Ekuban, il rimpiazzo di Retegui (altra bocciatura per Puscas), ha ribadito le consuete carenze non riuscendo a difendere proficuamente un solo pallone delle decine speditegli dai compagni più arretrati. Pure il goleador di giornata si spegneva sempre più e il centrocampo – con Strootman e Kutlu in luogo degli sfiancati Malinovskyi e Badelj, - non appariva in grado di congelare la sfera facendo respirare i difensori.

Una squadra più organizzata e tecnicamente più provvista della Salernitana avrebbe probabilmente punito l'ennesimo calo dei rossoblù nella seconda fetta di match ed invece, all'atto pratico, si ricorda soltanto, nei palpiti finali, la traversa centrata di testa da Mazzocchi e un'occasionissima sciupata da Dia ad un passo dalla linea fatale. Una produzione troppo misera per poter accampare il diritto ad un risultato più favorevole, ma che brividi per i trentamila inguaribili fans del Grifone, che dopo mezz'ora abbondante in apnea hanno accolto il triplice fischio conclusivo con un boato liberatorio.

Contava vincere. Missione compiuta grazie alle doti eccelse di qualche individualità e alla tenuta difensiva di un collettivo che non concede troppe opportunità agli avversari. Quanto basta per dimostrare in un faccia a faccia così ispido e battagliato che rispetto alla Salernitana questo Genoa dispone di ben altre armi. Per guadagnare continuità nell'arco di un incontro - sperando che il nuovo stop del bomber non si riveli drammaticamente lungo - occorrerà comunque attendere il mercato bis.

                        PIERLUIGI GAMBINO