È un Grifone che costruisce poco ma non si arrende mai
Il punto è arrivato, seppure in extremis, e potevano essere addirittura tre. In riva al Lario il Grifo si sblocca, finalmente, al 92' con Ekuban, lesto ad infilare un pallone proveniente... dal palo dopo un'azione prorompente di Norton Cuffy sulla destra. E' stato il secondo squillo di un Grifone risvegliato forse dalla superiorità numerica maturata nel finale e giunto sino a sfiorare il clamoroso colpaccio al 95', quando Ekhator telecomanda sulla testa di Vasquez il più comodo degli assist: l'incornata perentoria del messicano finisce proprio in bocca al portiere Butez, grato di questo regalo.
Il Grifone, undici contro undici, aveva prodotto una sola azione degna di nota, nel primo tempo, con triplo tentativo di Colombo, Ellertsson e Masini nella stessa azione e respinte affannose e fortunate della difesa lariana. In quel momento era già sotto nel punteggio, anche se più di parlare di rete incassata si deve applaudire la prodezza del giovane fuoriclasse Nico Paz capace – al 13' – di stoppare, liberarsi con una giravolta pazzesca di due difensori ed esplodere nell'angolo dai venti metri un proiettile imprendibile. Chapeau.
Non manca il tempo per rimediare, ma il Genoa fatica enormemente a produrre gioco, non solo opportunità offensive, Il Como è discretamente organizzato, e quando dispone della sfera la mette in cassaforte con scambi prolungati, che stancano l'avversario e fanno trascorrere tempo prezioso. I rossoblù, dopo la tripla occasione, rischiano lo 0-2 venendo salvati prima dal portiere Leali e poi graziati da Morata. Null'altro combinano i lombardi, che nella ripresa impegneranno solo un'altra volta il numero uno ospite con Vojvoda, ma il Genoa non costruisce nulla, confermando una carenza di qualità abbastanza preoccupante.
D'altronde, Vieira aveva inizialmente schierato una formazione alquanto abbottonata con Colombo supportato sulla fascia dagli incursori Norton-Cuffy ed Ellertsson, mentre Malinovskyi agiva da regista avanzato e Sabelli sferragliava sulla fascia destra. Considerando anche Masini e Frendrup, erano troppi i distruttori di gioco a fronte dei virtuosi, cosicché il malcapitato ,ma anche sterile Colombo, pur battendosi con ardore, finiva in solitudine nella morsa dei gendarmi azzurri.
Nella ripresa formazioni immutate, ma presto suona la diana per Messias, sostituto di Sabelli: mossa ininfluente. La retroguardia di casa non appare saldissima ma basta un briciolo di attenzione per spegnere la fase offensiva rossoblù davvero rivedibile. Siccome anche il Como non si rende mai pericoloso, l'1-0 sembra l'epilogo inevitabile della contesa, ma il proverbiale tourbillon conclusivo del Grifo è un'arma che da anni cambia i connotati alle partite.
Entrano Carboni, Ekuban e più tardi anche Ekhator e finalmente si registra una pur flebile scossa nelle avanzate genoane.All'88' accade l'imponderabile: senza motivo particolare, Ramon si macchia di un'entrataccia assurda su Messias sulla trequarti genoana, guadagnadosi una doccia anticipata dopo attenta revisione al Var. E' l'episodio che cancella le sicurezze del Como e nel contempo moltiplica le forze di un Genoa imbottito di atletismo e vigoria.
Norton-Cuffy,che già in precedenza era stato nettamente il migliore dei suoi, inizia ad affondare i colpi sulla fascia destra sin quando gli riuscirà il traversone vincente: mischione pazzesco a centro area, deviazione maldestra di Sergi Roberto a centrare il palo e sulla respinta Ekuban manda in solluchero i trasfertisti rossoblù, appollaiati proprio sopra quella porta. Poi ci sarà lo spreco di capitan Vasquez, però va benissino così. Se la gara fosse durara cinque ulteriori minuti, commenteremmo probabilmente un'impresa corsara, ma sarebbe stata un furtarello.
Il posticipo sul lago, comunque, passa agli archivi con pallidi rimpianti e la gioia di aver comunque abbandonato la cantina della classifica, I problemi di impostazione – ancora più che quelli di realizzazione – restano irrisolti, ma non è il caso di lamentarsi.
PIERLUIGI GAMBINO