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Genoa: il futuro della tradizione

di Carlo Dellacasa

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Agatha Christie docet. 

 

Primo indizio: Giorgio Perinetti, l’uomo che mancava. Presente, vigile, attento, esperto, premuroso, cordiale, intenditore, concreto, intelligente. Se dici Genoa, come per magia lui appare, ci mette la faccia, spiega, nasconde - quando è il caso - e ragiona. Il Grifone da quando è arrivato ha cambiato rotta. Non si parla solo di squadra, si parla di società, a tutto tondo.

 

Secondo indizio: Giuseppe Sapienza, il comunicatore. Presente, vigile, attento, esperto, premuroso, cordiale, intenditore, concreto, intelligente. La comunicazione Genoa riceve nuova linfa, fa un grosso respiro e si tuffa finalmente in nuove e stimolanti avventure. Adesso il Grifone è più presente. Prova ne è il nuovo grande progetto di marketing e comunicazione presentato da poco. Danila Bavastro, responsabile social media e coordinatrice del progetto Genoa Channel ha la possibilità di crescere e mettere al servizio della società la sua competenza, Dino Storace sempre presente e accanto alla squadra incarna ormai dallo scorso millennio la comunicazione rossoblù. “I social rossoblù ricalcano il Genoa di Ballardini: da numeri da squadra comunque di Serie A, adesso stanno marciando a ritmo spedito con ottimi risultati” confessa Sapienza.

 

Terzo indizio: Davide Ballardini, l’allenatore. Presente, vigile, attento, esperto, premuroso, cordiale, intenditore, concreto, intelligente. Non sarebbe dovuto più tornare e invece… Il Genoa da quando il ravennate ha preso le redini, ha iniziato a galoppare spedito. Merito anche del signore citato all’indizio numero uno. Il mercato ha portato elementi pronti e utili alla causa e giocatori su cui ragionare con calma. Su tutti si potrebbe riflettere su tre elementi. Hiljemark è tornato alla base a costo zero per dare sostanza al centrocampo del Grifone; poca spesa e tanta resa. L’operazione Giuseppe Rossi, invece, è fatta di marketing, tecnica e quel pizzico di scommessa che tutta Italia vorrebbe si potesse vincere. Poi per finire El Yamiq dal Marocco: la prima nazione estera - dati alla mano - a seguire le sorti del Grifone. Un giocatore da scoprire, una realtà con la quale aprire un dialogo.

 

I tre indizi quindi a che prova portano? A quella che il Genoa CFC stia decisamente virando verso le nuove frontiere che il pazzo mondo pallonaro sta creando. Piaccia o no, questa è la strada che bisogna prendere per dare solidità a una società. Il calcio vive cambiamenti epocali, chi vuole rimanere nella massima serie deve cogliere i segni e interpretarli e agire di conseguenza. E non sono solo risultati sportivi, quelli anzi, dovrebbero venire di conseguenza.

 

Non è tutto bello, tutto perfetto; ci mancherebbe. Il Presidente Preziosi che fine ha fatto? Vende? Rimane? Ora la sua mancanza con un Perinetti al timone si sente meno ma volenti o nolenti lui è il proprietario. Poi servono infrastrutture di livello; la bella e prestigiosa Villa Rostan impreziosita dalla nuova cucina e area comune è comunque limitata in campi di allenamento e probabilmente in spazi. Aggiungiamo che la Primavera continua a essere una realtà importante ma necessita di una casa ben definita e possibilmente vicina alla prima squadra. Infine la Società - compatibilmente al bilancio - deve provare a immobilizzare. Per dirla alla carlona bisogna lavorare sulla stato patrimoniale più che sul conto economico. Per esempio la situazione Ferraris: difficile, ma inevitabile, la soluzione a due squadre; ma sarà proficua? Ci sarebbero concreti altri sbocchi?

 

La lunga festa per i 125 anni sembra sia stata la “scusa” giusta per una rivoluzione che ha gettato le basi per il futuro della tradizione. La tradizione rossoblù, una storia di appena 125 anni…