Genoa, Patrizio Masini al Festival Orientamenti 2025
Al Festival Orientamenti 2025 si è tenuto un dibattito dal titolo: "Incontro con Parizio Masini, tra sogni, tenacia e dedizione". Introdotto dall'Assessore allo Sport della Regione Liguria Simona Ferro, il giocatore centrocampista del Genoa, intervistato dal giornalista di SKY Sport Riccardo Re, ha iniziato parlando della sua prima scelta fatta: "Ho lasciato casa a 17 anni ma la prima scelta è stata a 9/10 anni quando giocavo nelle Pianazze. Mi volevano Genoa, Fiorentina e Spezia. Ho scelto Genova pur dovendo fare avanti indietro per tre volte alla settimana per gli allenamenti ma è stata la scelta giusta".
La passione e la determinazione spinge un calciatore ad andare avanti e indietro: "Ai tempi andavo avanti e indietro con Spezia. Poi, quando è caduto il Ponte Morandi, sono andato a vivere a Pegli e ho conosciuto amici come Rovella". Una crescita che è arrivata piano piano: "Io mentirei se non dicessi che nell'ultimo anno mi è cambiato la vita. Nelle categorie inferiori hai sempre in mente di cosa farai dopo ed è una cosa che peraltro ho in mente ancora adesso".
Il ruolo da direttore sportivo piace a Masini perché: "E' motivo di grosso orgoglio prendere giocatori in serie minori e portarli in Serie A. Una soddisfazione grossa per un direttore". Un infortunio può fermare un calciatore: "Presi una vecchietta, una ginocchiata, per quel colpo si ruppe una arteria dentro, la gamba si era gonfiata ed avevano capito in ospedale che dovevano aprirmi. Sono stati 4 o 5 mesi di riabilitazione molto duri, ho rischiato di non farcela più. Sono stato fortunato ad avere al mio fianco lo staff del Genoa. Ho subito tre operazioni. Ero più propenso allo smettere. I dottori mi avevano detto che potevo anche non tornare a camminare. Poi tutto è andato bene. All'epoca ero a Novara in serie C poi sono andato in Serie B. Adesso da due anni sono al Genoa e questo mi ha cambiato tutto".
Chi ti ha aiutato in quei momenti, i dottori hanno parlato di eroe: "Ringrazio Corsini e Santolini per le parole che mi hanno detto ma non sono un eroe. Sono stato tre settimane fermo a guardare il cielo poi non riuscivo a piegare la gamba oltre 30 gradi. Poi tutto è andato bene". Negli spogliatoi: "Tutti i giocatori mi hanno chiesto della cicatrice che porto. Sabelli mi aveva chiesto se ero stato morso da uno squalo, anche Vogliacco, Bani ed il gruppo mi avevano aiutato molto".
Il Genoa la squadra che ha dato più tesserati tra serie A e Lega Pro. Quando hai capito che il sogno si era avverato: "Rispetto ad altri avevo bisogno del mio percorso nelle categorie inferiori perché dovevo crescere fisicamente e tatticamente. Col tempo migliori anche la tecnica che è il mio punto debole. Giocare nel Genoa era il mio obiettivo da quando avevo 10 anni, ho visto passare elementi forti come Pellegri, Salcedo, lo stesso Rovella".
L'aiuto ai compagni negli infortuni: "I compagni sostituiscono i tuoi genitori. Devi essere bravo a capire chi ti può dare qualcosa e chi no". Hai fatto anche il raccattapalle: "Genoa-Juventus sia senza pubblico ai tempi del Covid, che con il pubblico". Il Ferraris cosa significa: "Ho esordito in Genoa-Bologna al Ferraris da 0 a 2 a 2 a 2. Avevo il timore di giocare in casa. Quando entri in campo, quello che c'è intorno perde valore e pensi solo a dare il massimo. Io ci tengo più di altri a fare bene qui".
Esultanze, i riti e quello che si rivela: "Il gol all'Olimpico è stato uno dei tre momenti più belli della mia vita, anche se avrei preferito segnare il primo gol al Ferraris. In questo ultimo periodo mi sono sognato due o tre volte la traversa contro la Juventus all'ultimo secondo".