Genoa, perdere ok ma non in maniera così umiliante
Amarissimo il ritorno a casa di Daniele De Rossi, che assieme con un'ovazione ad inizio gara ed uno scrosciante coro di ringraziamento al termine da parte dei suoi vecchi tifosi rientra in Liguria con tre pappine e una serie infinita di preoccupazioni a soli cinque giorni dal delicatissimo spareggio salvezza col Pisa. La secca sconfitta di Fronte ad una Roma incompleta e tutto sommato on irresistibile chissà che non faccia suonare un assordante campanello d'allarme nelle orecchie del presidente Sucu: sì perché questa squadra così fragile – tecnicamente, fisicamente e ora anche psicologicamente – avrebbe il destino segnato senza numerosi e qualitativi rinforzi sul mercato bis.
La gara dell'Olimpico dopo mezz'ora è già passata agli archivi. E dire che per qualche minuto il Genoa pareva giocarsela a viso aperto. Poi, al primissimo affondo giallorosso, il patatrac: stavolta sbaglia capitan Vasquez, solitamente il più affidabile della retroguardia, Goffo il suo intervento di testa che in pratica lancia Soulé verso la porta del malcapitato Sommariva.
E' appena il quarto d'ora, ma il gol al passivo è una condanna per una squadra forse rassegnata alla sconfitta ancor prima del fischio iniziale. Non esiste la minima reazione da parte di un Genoa allo sbando: per i giallorossi è un gioco da ragazzi scherzare avversari così inermi. Al 19' ecco il 2-0 siglato da Konè previa sponda di Ferguson, ma la difesa rossoblù è un ammasso di statuine del presepe.
E' un monologo dei capitolini, che al 32' calano il tris, propiziato da assist pregevole di... Malinovskyi verso Soulé, che calcia verso Sommariva, bravo a respingere proprio in direzione del rapace Ferguson, pronto al tap-in. Dalle tribune, il match sembra la classica partitella di inizio ritiro estivo contro i dilettanti del posto. Poco più tardi sarà il palo a salvare Sommariva dal poker su tentativo di Koné, che segnerà pure ma dopo un fallo sil portiere.
La difesa genoana sbanda, il centrocampo è impalpabile e in avanti, al fianco di un Ekuban impresentabile a livello tecnico, perlomeno Vitinha prova a costruire qualcosa, ma quando – verso l'intervallo – Cristante lo gratifica di un pallone invitante, il portoghese lo spara in tribuna. Appena prima del riposo, mischione in area giallorossa, col portiere Svilar che in uscita alta frana su Ostigard: il rigore potrebbe anche starci, ma con Di Bello a fischiare, figuriamoci...
Nell'intervallo De Rossi deve essersi fatto sentire, ma era troppo tardi per riemergere. La Roma, con la pancia riempita dalle tre segnature, decide di pensare già al Capodanno e molla gli ormeggi, limitandosi a controllare le velleitarie sfuriate di un Genoa un po' meno disastroso di prima. Peccato che, appena la sfera giunge ai limiti dell'area, i gendarmi giallorossi se ne approprino con una disinvoltura disarmante. E' un Grifone che si batte con le esigue qualità in possesso e salva almeno l'onore, ma il divario con i giallorossi resta abissale e fa benissimo De Rossi, a metà tempo, a spedire sotto la doccia Ekuban (nullo), Ostigard (diffidato) e Malinovskyi (ormai spettatore non pagante), pensando alla prossima partita. Ma non si può sostenere che i loro sostituti Colombo, Marcandalli e Fini cambino i connotati al confronto. Sommariva sarà ancora il portiere più impegnato, mentre il suo dirimpettaio Svilar dovrà, nel finale, raccogliere un pallone nel sacco: la firma ufficiale è di Ekhator, altro subentrante, che non esulta, conscio che senza la deviazione di un difensore avversario la sua conclusione sarebbe stata ininfluente.
Perdere all'Olimpico a petto della Roma è una ricorrenza abituale dal 1960, ma c'è modo e modo, e i rossoblù in quest'epilogo di 2025 hanno scelto quello peggiore. Tocca all'uomo di Ostia, adesso, cancellare dalla mente dei suoi ragazzi tutte le insicurezze palesate nella Capitale: guai se non ci riuscisse in tempo utile per giocarsi al meglio parecchie chance di salvezza nel primo drammatico impegno del nuovo anno solare.
PIERLUIGI GAMBINO