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Genoa, regalata mezza gara, quanti rimpianti per Badelj e compagni

di Redazione Genoa News 1893

Due partite in una. La prima pessima, condotta a senso unico dagli avversari e la seconda fiammeggiante, largamente dominata, di quelle che piacciono un sacco alla tua gente. Il doppio volto del Genoa approda ad una sconfitta che – al cospetto di una candidata allo scudetto – ci può anche stare, ma se dalla ruota marassina fosse uscito un pareggio, chi avrebbe potuto eccepire?

Vieira, indispettito dagli zero tiri in porta scoccati nelle ultime due gare, decide di far riposare Thorsby, uno dei più in forma, per arretrare a centrocampo Miretti e lanciare finalmente Vitinha, non più ospite dell'infermeria, Mossa non azzeccatissima, a giudicare dalla schiacciante superiorità di un Napoli padrone in ogni zona del campo. Le due ali rossoblù non trovano mai la posizione e il portoghese, spesso arretrato in mediana per fare legna, è un pesce fior d'acqua, ma tutto il Grifo fatica, patendo una netta inferiorità sia tecnica sia fisica oltre alla serata splendida degli azzurri di Conte, raramente così ispirati. Oltre la metà campo ricordiamo un solo spunto genoano, firmato sulla destra da Zanoli: sul suo cross a giri contati, qualsiasi bomber avrebbe spaccato la rete, ma Vitinha impiega... mezz'ora a controllare la sfera e si fa colpevolmente respingere la conclusione. Troppo poco, comunque, per giustificare un passivo meno severo.

Il Ciuccio imperversa sin dai minuti d'avvio e, dopo la traversa timbrata da Lukaku, passa due volte su altrettanti colpi di testa, il primo secco di Anguissa e il secondo fortunoso (e forse deviato da Vitinha) di Rrhamani. Che gli ospiti potessero sfondare sulle fasce con Politano e Neres, mai contenuti da Martin e Sabelli, era anche prevedibile, ma non in questa misura. In più, quelle tre incornate (compresa quella iniziale del colosso belga) a centro area rappresentano un inedito per una difesa come quella rossoblù, che solitamente nel gioco aereo sa farsi rispettare. E qui un dubbio sorge: di fronte a questo po' po' di antagonista, Vieira ha visto giusto confermando la difesa a quattro o avrebbe fatto meglio a tornare alla “tre” inserendo nella zona calda un'ulteriore guardia scelta?

A metà gara i commenti erano amaramente ironici, tipo: “Ma il Napoli, se continua così, farà la doccia? Di sicuro non ha sudato...”.

Il bello doveva ancora venire. Di sicuro il mister francese nell'intervallo ha saputo toccare le corde giuste nell'orgoglio dei suoi ragazzi, tornati in campo trasformati. Una metamorfosi clamorosa, che non si può spiegare solo con la spinta incessante dei trentamila marassini. Forse i partenopei si sono sentiti già il successo in tasca mollando lievemente, ma è stato soprattutto il Genoa a cambiare pelle pur senza mutare l'undici di partenza. Ed ecco in ogni fetta di terreno i rossoblù mordere le caviglie degli avversari e costringerli a frequenti disimpegni affannosi. Dopo 180 più 45minuti di vuoto prìneumatico, un portiere avversario doveva dare segni di vita: davvero una bella novità. Meret, spesso a farfalle in partite precedenti, diventava così protagonista, svellendo subito dall'angolo un perfido diagonale di Pinamonti, il quale poco più tardi andrà a bersaglio (confermandosi un prolifico uomo d'area) sull'unico tocco felice di Vitinha. Gara riaperta al 51', con quasi un tempo intero per provare l'ennesima roboante rimonta. Ancora Meret doveva distendersi per rintuzzare un'inzuccata di Badelj, e a quel punto la Nord e... dintorni ha iniziato a spingere a ugole spianate.

Al 79' doppio cambio tra i locali: fuori uno sfiancato Badelj e un impalpabile Vitinha e dentro il più tonico Thorsby e il redivivo Ekuban con Miretti, sino ad allora evanescente, spostato in regìa. Qualche  minuto di respiro per il Napule, innervato dagli innesti di Kvara e Simeone (riserve di grandissimo lusso), prima che il Grifo tornasse padrone, L'ingresso di Balotelli all'85' era accolto con un boato, e Supermario non ha tradito le attese: era l'ora che, nella bagarre, un genoano ,magari meno mobile dei compagni ma dal piede più ispirato si facesse sentire. Il suo primo tocco – deviazione su tentativo di Pinamonti – ha impegnato allo stremo il concentratissimo Meret e il secondo in apertura di recupero – tiro cross velenoso dalla sinistra – ha fatto urlare al gol sino all'ennesimo balzo felino del numero uno azzurro. 

Giù il sipario: evidentemente doveva finire così. ma se non altro il popolo genoano ha accolto come un felice auspicio per il futuro tutti quei palloni indirizzati verso la porta rivale. Il sacco dei punti è rimasto vuoto, però Empoli e Lecce, le prossime antagoniste, sono fatte, almeno sulla carta, di pasta più digeribile rispetto allo squadrone di Conte. Certo, rimane insopprimibile il rimpianto per quella mezza partita così passiva e abulica, praticamente regalata ad avversari già forti per loro conto. Era già successo più volte con Gila e si è ripetuto con Patrick: quando mai i Grifoni capiranno la lezione prima di una lavata di capo tra un tempo e l'altro?

               PIERLUIGI GAMBINO