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Il Genoa incerottato va a caccia di un miracolo contro la Viola

di Redazione Genoa News 1893

Il quadro di fondo, nel microcosmo genoano, è lo stesso di sempre. La tentazione, per noi cronisti, sarebbe quella di pescare una presentazione a caso delle ultime partite e riproporla pari pari, limitandosi a cambiare il nome dell'avversario di turno.

D'altronde, da certe desolanti premesse non ci si potrà smuovere sin quando l'infermeria non inizierà a svuotarsi e Supermario non risponderà alle sollecitazioni atletiche insite in una gara di campionato. Per Gilardino gestire il rinforzo dell'ultima ora, da lui insistemente caldeggiato, non è così difficoltoso, ma decidere tempi e modi del suo lancio in grande stile può comportare più di un'incertezza. Balotelli, nelle intenzioni, spaccherebbe il mondo, ma una forma accettabile è ancora una conquista lontana. I più disincantati hanno pronto il suggerimento: lo si porti in panca e, alla disperata, lo si getti nell'agone l'ultimo quarto d'ora, sperando che per un periodo così breve ci sia benzina sufficiente e non si delinei il pericolo di un infortunio muscolare.

Balo per ora rimane nei confini di una suggestione, sufficiente comunque a riportare il sorriso, per stentato che sia, nello sguardo dei tifosi genoani, sempre più demoralizzati e increduli. La mossa di mercato ha riportato la pace sociale e acquietato gli animi di tutto il popolo, creando così un clima favorevole agli undici Grifoni, che cercheranno di abbattere la Fiorentina, senz'altro fra le compagini più ispirate del momento.

Raffaele Palladino è stato un idolo della Nord durante l'epopea gasperiniana ma anche come tecnico sta dimostrando indubbie capacità. Rispetto al suo predecessore Italiano è meno fissato nella ricerca del palleggio e del gioco corto ma più propenso alla concretezza e all'equilibrio tattico. La Viola non sta tradendo le attese, in serie A come in Europa e si sta imponendo come la rivelazione dell'attuale campionato. Certo, sulla beneficiata più recente – un clamoroso 5-1 – ha inciso non poco lo stato comatoso della Roma, ma sarebbe ingiusto sminuire i meriti di una squadra ricca di ragguardevoli individualità. Stavolta mancheranno due ex, finiti in infermeria: il centrocampista Cataldi, che in rossoblù passò come una meteora senza lasciare il segno, e “Sua Maestà”, Albert, il sommo rimpianto di una piazza disperata dal giorno della sua partenza. Tra i toscani mancherà anche il giovane e brillante terzino Comuzzo, ma Palladino non trema, potendo disporre di rincalzi sontuosi. 

Nel 4-2-3-1 che rappresenta il modulo base dei gigliati, l'ex romanista Bove e l'ex milanista saranno i mediani, col trio Colpani-Belgran-Sottil in rifinitura e la freccia Kean, ispiratissimo, ad agire in avanscoperta. La difesa non appare egualmente competitiva, ma in porta troviamo un monumento del calcio internazionale: David De Gea, già fuoriclasse dello United, capace di ritirarsi per un anno e ripartire da Firenze (dopo essere stato scartato in estate dai dirigenti rossoblù), dove sta inanellando miracoli su miracoli.

Francamente, prevedere che il Grifone lo costringa a superarsi è un unno all'ottimismo più che una lezione di razionalità. Il povero Gila gradirebbe dover risolvere il problema dell'abbondanza, ma al fianco di Pinamonti – chiamato a tentare il tiro con più frequenza ma anche a rendersi utile ai compagni – non sa proprio chi piazzare. Alla fine, potrebbe rifugiarsi nella scelta ormai consueta di Thorsby, che punta non è ma se non altro, di testa, calamita un bel po' di palloni. La sola alternativa è il neppur diciottenne Ekhator, che forse potrebbe rivelarsi più efficace a gara in corso.

A centrocampo la sola novità potrebbe essere Milan Badelj, impegnato costantemente a sconfiggere vecchiaia (calcistica, s'intende) ed acciacchi. Il croato è stato capitanto anche della Fiorentina e ci terrebbe a tornare dal primo minuto, ma la condizione sommaria e l'infortunio superato di fresco consigliano prudenza. Il veterano resta in ballottaggio con Miretti, oggetto misterioso e calciatore indefinibile, sperando che non ridiventi irritante.

Si ventila la conferma di un 4-4-2 spurio, in grado di trasformarsi in 4-5-1 quando la palla è tra i piedi degli ospiti, Sulle fasce, preso atto del forfait di Norton-Cuffy, la cui potenza sarebbe stata alquanto preziosa, Gila dovrebbe ancora puntare su Sabelli-Matturro come coppia di terzini e su Zanoli-Martin come esterni di centrocampo. Immutato il duo di centrali difensivi, composto da Vogliacco e Vasquez, con il portiere Leali pronto a fare gli straordinari.

E' un Genoa incerottato, indebolito, povero di tecnica, ma nel calcio, fortunatamente, si può tener bordone con altre doti: carattere, combattività, voglia di non arrendersi mai. Saranno anche le virtù dei poveri ma bastano per credere nel prodigio di un verdetto confortante.

                                     PIERLUIGI GAMBINO