Il Genoa può fermare i bimbi scatenati di Fabregas
Il calcio, regno delle contraddizioni, regala confronti clamorosi anche fuori dal rettangolo verde. Ecco un esempio. Il Genoa vanta 28 mila abbonati, oltre quattro volte quelli del Como, ma a livello di contini economici il rapporto si inverte in modo sconvolgente. Il mercato appena concluso ha rimarcato un “gap” clamoroso tra le due realtà. Da una parte c'è il club lariano, in mano ai proprietari più facoltosi del calcio italico e dall'altra c'è il Grifo, la cui facoltà di spesa è irrisoria. Il sodalizio lombardo ha speso oltre cento milioni per la campagna acquisti, quello rossoblù 1 milione e mezzo a fronte di oltre 50 milioni di incassi dovuti a cessioni.
I soldi, per fortuna, non scendono in campo ma in modo indiretto incidono eccome nei destini dei vari club. Non è un caso che i lacustri puntino senza nascondersi alla zona Europa e il Vecchio Balordo, per limpida ammissione del suo patron Dan Sucu, abbia nel mirino quota 40, da leggersi come permanenza nell'Olimpo. In altri sport, la sfida agonistica tra due entità così differenti sarebbe già scontata.
Nel calcio, per fortuna, non è così, ed ecco perché il Genoa non si presenta allo stadio Sinigaglia come vittima sacrificale, ma appare in grado di giocarsela. Nei pronostici è sfavorita, ma non a tal modo da preconizzare una goleada all'incontrario, tanto più considerando che qualsiasi squadrone, se opposto all'undici rossoblù, trova pane per i suoi denti e, quando ci riesce, si impone di misura, Vieira e Fabregas hanno giocato assieme, si stimano profondamente e sono profeti di un football moderno, seppur partendo da sistemi tattici differenti.
Lo spagnolo del Como predilige il palleggio, la tecnica sopraffina, la costruzione da dietro e la manovra, mentre il francese, anche in ossequio alla ragion di stato, si indirizza soprattutto sulla concretezza, sull'equilibrio tattico, sul “primo non prenderle” pur senza abiurare a canoni tecnici aperti al bel gioco, Il Genoa in edizione comasca non cambierà volto rispetto alle gare precedenti, ma uno o due ritocchi in formazione possono bastare per imboccare nuove strade.
Dunque, porta e difesa immutate e così pure la mediana, incentrata sugli inamovibili Frendrup e Masini. In avanti, però, i punti fermi scarseggiano e la quadratura appare ancora lontana, a tal punto che nessuno dei calciatori coinvolti ha la sicurezza di un posto al sole. Colombo, sulla carta, dovrebbe essere ancora il partente in avanscoperta, ma il tipo di match si attaglia forse più alle caratteristiche di Ekuban, indicato come primo cambio in corso d'opera. Minori chances vantano Ekhator (comunque da non trascurare) e l'eterno oggetto misterioso Vitinha.
Il fronte trequartisti è ampio, pur depennando il nome di Gronbaek, che finora non ha granché convinto e per di più soffre per un colpo subito al setto nasale. Carboni dovrebbe tersi stretta la maglia, ma la sua posizione è incerta: zona centrale o fascia? Meno sicura, ma sempre probabile è la scelta di Stanciu, in teoria il più dotato di qualità: contro avversari fisicamente non prorompenti, chissà che il connazionale di Sucu non ritrovi l'antica vena, Il terzo titolare potrebbe essere Ellertsson, che non inventa calcio come i compagni di reparto, ma ha corsa, duttilità tattica, fisicità e capacità di inserimento: il classico soldatino al quale non si chiede di buttarla dentro o di inventare colpi magistrali ma di restare sempre sul pezzo, a favore del collettivo. In alternativa all'islandese troviamo giocatori dalle caratteristiche più disparate: l'adattato Thorsby, meno utile se occorre rendersi pericolosi; il navigato Messias, a caccia del sopito smalto; il baby Venturino, sinora accantonato dopo il boom bolognese nell'epilogo della scorsa annata.
Ma il subentrante più atteso è forse decisivo è un altro: Ruslan Malinovskyi, abile come suggeritore alle spalle della punta ma anche come “facitore di gioco” a centrocampo, a supporto dei due mediani, Il ventaglio di opzioni è pletorico, ma sarebbe l'ora di passare all'incasso, visto che nei 180 minuti già in archivio la porta avversaria è rimasta intonsa. In riva al Lario si presenta una discreta opportunità, soppesando la robustezza di una rivale competitiva dalla cintola in sui ma confermatasi fragile in retrovia e relativamente protetta in mediana da Da Cunha e Perrone, più adatti a costruire che a coprire.
Le insidie per Leali giungeranno dall'autentico fuoriclasse Paz, ma anche dal nuovo acquisto Rodriguez, altro baby che tratta il pallone con estrema morbidezza. Lo strombazzato Morata, il solo Over 30 della combriccola, è destinato alla panca, soppiantato dal centravanti della Nazionale greca Douvikas, proficuo terminale confidente con il gol. Saranno gli azzurri di casa a menare la danza, ma non è così scontato che si tratti di uno svantaggio per un Genoa bisognoso di spazi in avanti. Basilare sarà una protezione da parte degli attaccanti esterni e occorrerà un incessante lavoro in copertura dei terzini Norton-Cuffy e Martin, che tuttavia non potranno far mancare il loro apporto nelle propulsioni. Il Genoa ha assoluto bisogno di scollarsi da quota 1 ma conosce e rispetta le potenzialità di un avversario rognoso e imprevedibile. Il pari – per non spingersi oltre – è alla portata, ma occorrerà bandire qualsiasi distrazione, difendere “di squadra” e far pesare la superiore esperienza.
PIERLUIGI GAMBINO