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L'ennesima sconfitta in fotocopia senza Retegui in avanti è buio fitto

di Franco Avanzini

di Pierluigi Gambino

L'ennesimo dejà-vu di questo Genoa formato trasferta. Commentando la partita di Bergamo, potremmo ricopiare in carta carbone le considerazioni maturate in tante partite esterne precedenti, con qualche ritocchino di secondaria importanza. Stavolta è arrivato anche il secondo gol al passivo, ma all'ultimissimo sussulto di gara e con il vizio di un fallo su Galdames non rilevato in apertura di azione, ma cosa sarebbe cambiato mantenendo lo 0-1? La verità è che il Genoa un dispiacere lo incassa da chiunque e non riesce più a rimontare.

In occasione della prima rete, l'arbitro aveva annullato per presunto fallo di mano di Lookman, ma – convinto dal Var – è andato a rivedersi l'azione decidendo per la convalida. Complimenti a Marinelli, che l'ha azzeccata, ma per il Genoa è stata una beffa: se il direttore di gara, una settimana prima, fosse corso a riesaminare la dinamica della rete di Pulisic, si sarebbe evitata una clamorosa ingiustizia.

Certo, l'Atalanta vale una poltrona europea e il Grifo è una matricola. Lo si è capito nell'intervallo, dopo 45 minuti di battaglia aspra ma povera di autentiche emozioni. Gasperini, per smuovere le acque, ha prelevato dalla panca due rinforzi che hanno cambiato connotati al match mentre Gila ha lasciato in campo gli undici dell'inizio sino al minuto 84, ben dopo essere andato sotto: segno inequivocabile che dei rincalzi non si fida assolutamente. E nel convulso finale i subentranti sono stati Galdames, per mesi accantonato come un ferrovecchio, Puscas e il 17enne Fini come mossa della disperazione.

Il centravanti rumeno, subentrato ad un Ekuban irritante per pochezza tecnica e nullo quanto ad incidenza nel match, ha avuto non una ma due opportunità di pareggiare e sulla seconda, al penultimo minuto di recupero, si è visto negare la segnatura da un'uscita rompicollo dell'attentissimo portiere Carnesecchi. Nella stessa circostanza, Retegui avrebbe effettuato lo scavetto vincente? Non lo sapremo mai, ma con lui in avanscoperta probabilmente saremmo qui a raccontare un altro epilogo.

Di sicuro il Grifone in edizione bergamasca ha esibito i pregi e i difetti di sempre. Per oltre tre quarti di sfida, ha retto con la massima dignità, salvato in due o tre circostanze da un Leali scattante e felino tra i pali e in una circostanza dal palo. Episodi che rendono merito ai nerazzurri, i quali però a lungo sono stati imbrigliati da una fase difensiva efficace come nelle tradizioni di casa Genoa. Splendida la prestazipne di Frendrup e Bani, convincente il primo tempo di Gudmundsson, ma gladiatoria è stata, per lunga pezza, tutta la squadra, fatta eccezione per lo spento Ekuban.

Sforzi vani, Purtroppo, nel calcio oltre a non prenderne bisognerebbe anche darle. Consoliamoci annotando che rispetto a parecchi capitoli esterni già in archivio, i rossoblù ci hanno provato, tanto da vincere il pur platonico confronto sulle conclusioni tentate. Carnesecchi, prima della paratona suddescritta, ha avuto il merito di respingere una perentoria inzuccata di Dragusin e si è fatto aiutare dal montante, scheggiato da una bordata ad effetto di Gudmundsson. Insomma, ad onta del risultato all'inglese, se fosse scaurito un pareggio nessuno avrebbe potuto urlare allo scandalo. Hanno fatto la differenza i campioni del Gasp, in specie l'irrefrenabile Lookman, e l'impalpabilità dei ricambi genoani, che dalla cintola in su sono probabilmente i peggiori della categoria.

La squadra è viva ed tonica ma adesso, concluso un ciclo davvero terribile, è giunto il momento di raccogliere punti, per evitare che la classifica diventi assai critica. Venerdì sera, ospite a Marassi la Salernitana, è lecito attendersi risposte ben precise. Oltre alla vittoria, ovvio.

                                    PIERLUIGI GAMBINO