La rivoluzione di Gilardino ha subito dato frutti copiosi
Subissato di legittime critiche, dopo aver avvertito qualche spiffero maligno riguardo alla saldezza della sua panchina, Alberto Gilardino ha optato per la rivoluzione. In una settimana, palesando coraggio e decisionismo, ha smesso il vestito tattico tradizionale e fatto un massiccio repulisti nell'undici base. E' stato premiato al di là degli auspici dall'impresa nell'Olimpico laziale, assolutamente impensabile per chi ancora aveva nella memoria lo sfacelo contro la Fiorentina.
Se nella Capitale fosse finita pari, nessuno avrebbe urlato allo scandalo, ma il Grifo non ha rubato nulla, offrendo una prova capolavoro per abnegazione, concentrazione, combattività, non disgiunte da una stupefacente spavalderia nell'approccio. Per quasi mezz'ora i rossoblù hanno dato la paga agli uomini di Sarri, incapaci di produrre qualcosa di decente. Nel contempo, le avanzate genoane non erano fini a se stesse, ma condotte con raziocinio. Prima Vasquez, con un velenoso tiro-cross, ha timbrato la trasversale e poi, come riconoscimento di una chiara superiorità, è maturato il primo gol di Retegui in serie A: secca la spingardata dalla distanza di Frendrup, goffa la respinta del portiere Provedel e rapace il tap-in di testa dell'italo-argentino sempre più in odor di azzurro.
Ripudiata la tre difensiva, ecco Bani e Dragusin coppia difensiva e sulle fasce i rispolverati Sabelli e Vasquez. In mezzo, il tridente della promozione, con Badelj a dirigere, coadiuvato dal suo gemello Strootman e da Frendrup. Più avanti, a completare il cosiddetto albeto di Natale, ecco il debutto di Malinovskyi al fianco di Gudmundsson e alle spalle del bomber designato.
Solo nella finale del primo tempo la pressione laziale è cresciuta, ma senza che i gendarmi rossoblù – superlativi in ogni chiusura – tremassero, protetti com'erano da un Martinez tonico nelle uscite alte. Di livello anche l'apporto di un Vasquez perfetto nell'interdizione, ma nessuno dei genoani ha tirato indietro la gamba quando – superato il momento del dominio – gli avversari hanno cercato la via del gol con ben altra convinzione. Come ovvio, l'ucraino, appena approdato in rossoblù dopo mesi di naftalina a Marsiglia, si è prodigato senza mostrare la necessaria brillantezza, ma neppure va bocciato.
La sofferenza, relativa sino all'intervallo, è diventata più intensa nella ripresa e negli otto minuti di recupero stabiliti dall'arbitro (ottimo sotto ogni aspetto) Marinelli. I corner fioccavano, i tentativi di sfondamento dei biancoceleati si susseguivano, ma senza che la muraglia rossoblù evidenziasse qualche crepa. Al di là della traversa scheggiata in mischia da Immobile, Martinez non ha mai dovuto superarsi grazie alla maiuscola prestazione dei suoi marcatori.
Verso il 70' Gilardino, denotando stanchezza nelle gambe e anche nella mente di Strootman, Malinovsky e Retegui, inseriva forze fresche – Hefti, Thorsby ed Ekuban - con il compito di correre a tappare ogni buco. Il ritorno alla tre difensiva, con Vasquez accentrato, è stato l'ennesima mossa efficace del trainer, anche per opporsi agli arieti Vecino e Castellanos, carte della disperazione calate da Sarri.
Il Grifo avrebbe anche potuto, in contropiede, chiudere anticipatamente il match, ma sarebbe stata troppa grazia. Basilare era non scoprirsi, non concedere spazi ai capitolini e saltare il più in alto possibile sulle decine di cross piovuti in area dopo che la Lazio, abbandonata la formula del primo tempo – fitta rete di passaggetti per cercare l'imbucata – aveva mutato le proprie iniziative.
Titanica la fase difensiva dei rossoblù, senza una sola smagliatura da matita rossa, ma anche la splendida fase iniziale di gara merita un voto altissimo. Il popolo genoano, forse pessimista riguardo al risultato finale, si sarebbe accontentato di rivedere una squadra gagliarda, viva, sempre in partita. E' stato accontentato, e in più nel carniere sono arrivati tre punti caduti dal cielo.
Serata indimenticabile, vale sottolinearlo, ma un monito va indirizzato ai dirigenti: guai se pensassero che questa squadra corsara a Roma vada benissimo così e non necessiti di ulteriori rinforzi. In un momento così delicato della stagione, certi successi possono rivelarsi controproducenti se non sono accompagnati da una fredda analisi delle prospettive.
PIERLUIGI GAMBINO