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Lucido e preciso, a Parma il miglior Genoa dell'anno

di Redazione Genoa News 1893

De profundis? Macché. Il Grifone riemerge dagli abissi e firma un colpaccio non indifferente sul terreno di un'avversaria diretta, il Parma e – classifica alla mano – se il campionato finisse stasera, ci sarebbe una salvezza da festeggiare.

Se Monza, nell'unica gara vinta in precedenza, i rossoblù erano apparsi soltanto cinici ed attenti, stavolta hanno pure dominato il campo, annichilendo una formazione nota per il talento dei suoi individui.

Come spesso gli capita, la banda del Gila costringe l'antagonista ad esibirsi sottotraccia, bagnandogli le polveri dal principio alla fine, ma rispetto al solito riesce anche a dominare la partita sotto l'aspetto della concretezza e della lucidità. 

A livello di manovra, il Genoa ha toccato i livelli più alti della stagione, e se le doti di Badelj e Frendrup sono arcinote, non ci si aspettava un apporto così tangibile da Zanoli, preferito a Sabelli sul corridoio di destra e da Thorsby, che sta progredendo partita dopo partita. Vero che le marcature lasche dei crociati, inesperti ed eccessivamente votati all'offesa, hanno favorito gli ospiti, ma una pulizia di trama così insistita rappresenta un “unicum” che apre il cuore alla speranza.

Nel primo tempo ha regnato l'equilibrio, appena interrotto da qualche mezza emozione: un colpo di testa di Thorsby centralissimo e al 27' il pasticciaccio brutto creato da Vogliacco, che non s'intendeva con Leali costringendolo a fermare il passaggio indietro con una mano e a cagionare un insidioso calcio a due a centro area, fortunatamente non sfruttato. 

Per il resto, Genoa in assoluto controllo, abile a concedere agli emiliani solo mille passeggetti in velocità e qualche volata sulla fascia: tanto fumoco e poco arresto, In compenso, al terzo di recupero Frendrup ha costretto il portiere Suzuki ad una parata da antologia con un pallonetto velenoso: sarebbe stato un eurogol.

L'episodio tuttavia faceva capire al Grifo che la vittoria non era proibitiva, e la ripresa ha confortato certe sensazioni. Subito Thorsby la metteva dentro ma aiutandosi con un braccio e all'ora di gioco era Pinamonti a salire sul proscenio, colpendo in pieno il montante e sulla ribattuta Badelj, con sette metri di porta libera, aveva la sventura di incocciare col tap-in proprio sul corpo di Delprato, l'unico baluardo tra lui e la porta.

Il Parma, sempre più evanescente e non certo impermeabile in difesa, era sottomesso da un Genoa brillante, incisivo come mai e pronto ad affondare i colpi. Quando il vantaggio firmato Ekhator è stato annullato per millimetrico offside, chissà quanti supporters genoani hanno visto le streghe preparandosi a subire la classica beffa. 

Non è andata così, un po' per i limiti manifestati dai crociati e molto per merito dei rossoblù, mai domi. 

Al 79' il premio di cotanta superiorità: bravissimo, stavolta, Ekhator - che in precedenza aveva spesso girato a vuoto e appariva stremato – a sferrare un secco diagonale verso il palo più lontano e altrettanto bravo Pinamonti ad appostarsi quatto quatto ad attendere la disperata respinta in tuffo di Suzuki per il più agevole degli appoggi nel sacco. Vantaggio stralegittimo, sul quale neppure il tifoso parmigiano più incallito avrebbe potuto eccepire.

Il più era fatto. Come ovvio, il Parma si è gettato all'arrembaggio, ma con disordine e approssimazione, esaltando la robustezza già collaudata dei gendarmi genoani. 

Ironia della sorte, l'unico brivido corso indovinate a chi si deve? A Marione Balotelli, debuttante in rossoblù all'86' e quattro minuti più tardi vessato dall'arbitro, che gli ha fischiato contro un fallo dal limite alquanto discutibile, fortunatamente senza conseguenze.

Sarà un caso, ma quando il Genoa riesce ad assestare il primo schiaffo invece che incassarlo, finisce per vincere, Il prossimo match, giovedì sera a Marassi contro un Como in netta crisi, ci farà capire se l'acuto al Tardini sia stato occasionale e favorito dagli antagonisti o il frutto di una netta evoluzione, ma intanto godiamoci l'aria balsamica del quart'ultimo posto, perdippiù in folta compagnia. La serie A è questa: basta un exploit per ritrovarti... salvo. Ora serve battere il ferro finché è caldo.

                      PIERLUIGI GAMBINO