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Perdere a Salerno un'impresa, agli Yankees in eredità un Genoa da B

di Pierluigi Gambino

Questa Salernitana, se non sarà rivoltata a gennaio, finirà ultima con un bottino di meno di 20 punti. E' la squadra più debole del campionato, come dimostravano sino a ieri mattina il misero punticino incamerato e i 271 minuti di digiuno offensivo, Ebbene, il Genoa è riuscito nella titanica impresa di concederle tre punti, tornando alla sua antica vocazione di crocerossina: se c'è una squadra in crisi, basta che il calendario le assegni il Grifo e l'inversione di tendenza è garantita.

Battute (amare) a parte, i rossoblù hanno ancora una volta smentito il loro vecchio patron, che aveva parlato di un Genoa mai così forte negli ultimi sei-sette anni. Purtroppo non è così.

Fino a qualche settimana fa, il popolo rossoblù – in attesa che avvenisse l'agognato passaggio di proprietà – si affidava cuore e testa alle virtù taumaturgiche di Zio Balla, ma anche lui nelle ultime settimane ha inanellato una serie di mosse discutibilissime. In terra campana, per esempio, ha rispolverato Sabelli sulla fascia senza soverchi risultati, ma soprattutto ha inventato Badelj – centrocampista che da sempre staziona davanti alla difesa – come trequartista con pessimi riscontri e, trovatosi a rimediare alla gravissima defezione del bomber Destro – ha ancora una volta indicato pollice verso a Ekuban preferendogli Bianchi, giocatori al quale il massimo campionato sta larghissimo.

In teoria, la sosta sarebbe il momento adatto per un cambio della guardia, ed è sicuro che il Joker – rimasto nel ruolo di consigliere tecnico – e gli jankees prenderanno in esame anche quest'ipotesi estrema, ma si tratterebbe di una forzatura: il romagnolo non è totalmente incolpevole, ma occorre anche valutare attentamente le eventuali alternative, che non sembrano entusiasmanti.

Tornando alla partita, si dirà: nel primo tempo Sirigu ha dovuto svolgere ordinatissima amministrazione, a pari del suo dirimpettaio Belec. Ma se c'era una squadra che avrebbe potuto e dovuto far fruttare la propria superiorità individuale, quella era il Genoa, frenato da un'assoluta impalpabilità in avanti. Nella ripresa il mister rossoblù ha atteso altri dieci minuti per inserire Ekuban e Fares provando ad ovviare alla crescita dei granata locali, che hanno preso in mano il match asseragliando i rossoblù, ormai incapaci ad uscire dal guscio. Castori, dal canto suo, ha scosso una formazione appiattita con due cambi in prima linea rivelatisi decisivi: e se Bonazzoli ha portato vivacità, lo spilungone Djuric ha inferto la zuccata vincente sul primo palo.

Vero che capitan Criscito era appena uscito per infortunio, ma Pandev, l'unico giocatore di classe nell'avvilente panorama rossoblù, sarebbe dovuto entrare ben prima del minuto 72, a frittata già compiuta. Ancora frastornato dal gol incassato, il Grifone veniva salvato dal palo su conclusione di Di Tacchio, ultima incursione dei granata prima del generosissimo serrate conclusivo, che ha fruttato palle gol a ripetizione. Tutto vano, a conferma  ulteriore dell'assoluta pochezza genoana nella zona calda. Qualsiasi altra squadra, negli spazi concessi in piena area da un'antagonista così modesto, sarebbe andato a segno forse più di una volta. E qui si torna ad un'antica considerazione: mancando Destro (oltre al malato cronico Caicedo e a quel Lammers che ha riempito l'estate di promesse al suo spasimante in rossoblù prima di tradirlo in extremis), chi può buttarla dentro? Non certo gli altri attaccanti, in bilico tra inesperienza e inadeguatezza, e neppure i membri di un centrocampo totalmente privo mezze ali e di trequartisti.

La verità è che il Prez, per non smentirsi, ha lasciato in eredità agli americani un organico pletorico sinché si vuole ma qualitativamente da retrocessione o- ben che vada – da salvezza sospiratissima. In attesa del mercato di riparazione, servirebbe intanto un'altra profonda riflessione legata alla preparazione atletica: tutti questi infortuni muscolari, uniti ad una scarsa tenuta alla distanza di parecchi elementi (in primis Maksimovic), sono davvero frutto esclusivo di cattiva sorte...?

                             PIERLUIGI GAMBINO