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Un'onta perdere da questo Torino e la fase offensiva è da rivedere

di Pierluigi Gambino

Certo fa malissimo, come un pungo da ko alla bocca dello stomaco,  perdere una partita del genere, difensivamente gestita in modo pressoché perfetto e rovinata da un'imperdonabile leggerezza individuale quando il punto era già virtualmente in tasca. I limiti del Toro in zona gol, ribaditi chiaramente, suggeriscono un commento finale amarissimo e pongono un interrogativo: quante squadre avrebbero concesso alla sterile formazione di Juric addirittura la posta intera?

Per due mesi il Genoa ha inseguito vanamente sul mercato un terzino destro presentabile , e questi sono i risultati. Sabelli era stato, su quella fascia, il meno brillante dell'assetto arretrato rossoblù e il suo sostituto Hefti, subentrato ad una manciata di minuti, ha consentito a Radonjic una penetrazione che qualsiasi marcatore attento avrebbe scongiurato. Così il lavoro egregio svolto dai compagni per 95 minuti di battaglia è stato vanificato da un attimo di follia.

Il Grifo torna dal Piemonte con la consapevolezza che la fase di contenimento sia quasi perfettamente oleata. Dragusin e Bani si sono nuovamente esaltati e anche Vasquez ha offerto un'altra maiuscola prestazione. Lo spirito di sacrificio, la voglia di lottare, l'abnegazione profusa avrebbero legittimato ben altro premio. Il giudizio lusinghiero tuttavia non può prescindere dai limiti offensivi di un Toro quasi mai pericoloso nonostante l'esordio di Zapata. Tanto che il portiere genoano, nel primo tempo, al di là di qualche agevole uscita e di un paio di comodi interventi tra i pali, non ha mai dovuto superarsi e nella ripresa, una volta uscito l'ex atalantino, i pericoli per la sua porta sono addirittura diminuiti col passare dei minuti. E qui riuscire a distinguere le colpe degli attaccanti dalle qualità dei difendenti opposti è impresa ardua.

Il sentore dello 0-0 era fortissimo. Di sicuro i granata ci hanno provato, facendo registrare una superiorità territoriale... bulgara, ma senza mai incidere, mentre i rossoblù, nel corso dell'intero match, oltre a chiudersi efficacemente a protezione del fortino, non hanno mai prodotto una parvenza di insidia per la porta dei locali. Retegui – che non è adattissimo a questi tipi di partita, si è battuto, pagando un'assoluta solitudine, favorita dalla latitanza di Gudmundsson che, alle prese con gendarmi fisicamente strabordanti, ha faticato parecchio. Siccome Malinovskyi è ancora al 30 per cento della condizione, ecco che la squadra è stata spezzata in due tronconi. D'altronde, Strootman e Badelj, eccellenti nel filtro ma incapaci di produrre gioco, non sono apparsi lucidissimi e così pure Frendrup. Infiorata di errori tecnici, la fase di possesso genoana è parsa di gran lunga insufficiente: troppe volte la palla tornava tra  i piedi dei granati nel giro di qualche secondo. Nel finale, si è visto per uno spezzone l'ultimo arrivato Kutlu, senz'altro più dinamico dei titolari, ma ovviamente il giudizio su di lui deve restare sospeso.

Tuttavia, l'obiettivo era strappare un punto, e la banda del Gila è arrivata vicinissima al traguardo. Rispetto a Roma si è registrato un netto passo indietro nella manovra e anche nella rapidità di azione: con questi presupposti, pensare di bissare l'impresa di Roma è subito parso un'utopia. L'ennesima conferma che il centrocampo a livello propositivo lascia parecchio a desiderare, e sinché il punticino va benissimo, risponde a certe esigenze, ma non ci si può sempre e solo basare sulla robustezza difensiva, ignorando o quasi l'altra fase di partita. Prima o poi, anche le avversarie meno spuntate come questo Toro, a furia di provarci, possono abbattere il fortino.

                     PIERLUIGI GAMBINO