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Simeone jr: "Non sono Cholito, sono Giovanni e niente più"

di Marina Denegri

Ha un carattere deciso e una personalità spiccata Giovanni Simeone. E’un ragazzo determinato al quale la definizione di “figlio di..." comincia a pesare.

In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” l’attaccante argentino ha voluto proprio precisare che "Cholito" non esiste, oltre che farsi conoscere per quello che è, in campo e fuori:

«Vede, signore, con tutto il rispetto, se lei oggi è venuto fin qui per intervistarmi è soprattutto perché sono figlio di Diego Simeone, e a me questo va bene fino a un certo punto – ha esordito il giocatore- Di mio padre sono fiero, lui è il mio sangue, la mia guida. Però, dica la verità, mica andrà a intervistare tutti i ragazzi che segnano un gol: prima o poi, un gol lo fanno tutti. Ecco, io questo voglio: voglio essere Giovanni Simeone, Giovanni e niente più. Non è facile convivere con la sua grandezza. Ecco perché diventerò più forte di lui. Devo provarci, devo dimostrare che, se sono qui, è solo per merito mio. Poi sarà quel che sarà».

Dall’illustre padre Simeone jr ha ammesso di  avere ereditato “la garra, che è il modo nostro argentino di definire la determinazione, la cocciutaggine, la rabbia. Papà è un maestro ancora oggi. Avete visto l’altra sera in Champions contro il Bayern? Un capopopolo. Lui, la squadra, lo stadio: una cosa unica. È magia, quella, non è calcio».

Il giovane argentino ritiene che il suo punto di forza sia la concentrazione, che ha imparato a tenere alta grazie a un videogioco. “Il mio segreto si chiama  «Brain training, na specie di videogioco che aiuta a migliorare attenzione e rapidità di pensiero. Con il mio iPad prima della partita mi metto lì mezz’ora. Da quando l’ho scoperto sono un altro giocatore».

Dal calcio alla vita privata. Simeone ha raccontato un po’ della sua infanzia, vissuta sempre in viaggio al seguito del papà.

«Ho ricordi di Milano, la scuola cattolica. A Roma ero più grandicello, vivevamo all’Olgiata. Su Facebook ho ritrovato gli amici di allora. Uno di loro, Emanuele, è morto qualche tempo fa: oggi gioco anche per lui”.

L’attaccante rivela di essersi già affezionato alla nostra citta (“Adoro Genova, vivo ad Arenzano. Questo è un posto magnifico: la città vecchia, Portofino, Boccadasse”), di cominciarne a conoscerne usi e abitudini (“Su tutti, la pasta al pesto, che però mangiavo già quando vivevo in Argentina”) e personaggi ("Mi hanno parlato di De André, presentandomelo come un grandissimo cantautore, una specie di poeta, che nelle sue canzoni raccontava la gente semplice. E come un tifoso del Genoa") e di avere origini liguri  (“La nonna di mia mamma era ligure. E'stato come tornare a casa").

Il suo sogno nel cassetto? “Quello di giocare la Champions”, ha risposto deciso Simeone.