Ancora Genoa
Buongiorno amici genoani.
Mi sono spento per un po' ma non è per motivi calcistici. E' il mondo che mi sta spaventando, anzi il modo. Ecco... il modo.
Inutile negare che l'entusiasmo non sia dei migliori, che la realtà delle nostre prospettive sembra dire cosa abbastanza chiare, e che trovare stimoli ed entusiasmo per questo calcio, per questo periodo storico, e per il nostro futuro, sia davvero materia per poeti, illusionisti o pazzi. Ma in fondo non è mai stato questo il punto.
Il Genoa è un'àncora... e lo è ancora.
Alla fine, come ogni Stagione, nonostante i sogni infranti, le aspettative deluse, le speranze di gloria che questo calcio non ci consente, torneremo a provare per lui lo stesso amore di sempre, lo stesso desiderio, lo stesso bisogno di restargli vicino, di indossare la maglia, di sventolare una sciarpa, una bandiera, di alzare un coro... un cuore.
In realtà quello che mi manca veramente non è un trofeo, un titolo, una vittoria, un gol. Mi manca il mondo, ed il modo che avevamo prima. O che io percepivo prima.
Dovevamo migliorare vero? Non siamo migliorati. Anzi siamo diventati più cattivi, più estremi, più volgari, più aggressivi. Davvero non è più una questione di scelte, di opinioni, di posizioni. E' sempre e solo una questione di toni, di modi, di umanità.
Il Genoa è anch'esso una metafora dell'amore che cerco, un modo di essere, un'idea di un mondo migliore in cui rifugiarmi, insieme ad altri, per proteggerci a vicenda, per sentirsi meno soli, per inventare un modo condiviso di vivere questa vita, di respirare, di ridere, di amare, e perfino di piangere.
Ma in questo momento abbiamo perso il filo, lo abbiamo perso tutti.
Sono stanco, e sono spaventato. Non da un virus, non da un vaccino.
Sono spaventato da noi, da tutti noi, dal mondo che stiamo creando, e dal modo in cui lo stiamo creando.
Pensiamoci, guardiamoci negli occhi, incontriamoci, parliamone, e usciamo da questo incantesimo.
Tutti... insieme.
Luca Canfora