.

Aprite le "porte"

di Luca Canfora

L'Inno del Genoa lo dice da quasi cinquant'anni, che le "porte" vanno aperte. Al Grifone, ma non solo.

Non vorrei essere frainteso. Ci sono "porte" dappertutto, nella vita. Noi stessi lo siamo, noi stessi ne abbiamo tantissime che non apriamo, che abbiamo paura di aprire.

Ma non funziona così. Chiusura e difesa sono due cose diverse.

Aprire non vuole dire lasciarsi "offendere", mostrarsi deboli. Al contrario aprire significa essere forti, non sottrarsi al confronto, alla dialettica, alla critica, al rimpianto, alla comprensione di altri, di "altro", e alla messa in discussione di se stessi.

Questa fase storica è zuppa di edonismo, egocentrismo, vanità. E mi si creda, non vuole essere una critica dal piedistallo che non ho, ma dal centro dei difetti che sento anche miei. Li ho tutti e tre. Come per tutte le cose è sempre la misura che fa la differenza. Se un livello sano di amor proprio, autostima e compiacimento sono necessari ed utili alla nostra esistenza, oltre una soglia ragionevole questi diventano limiti, problemi.

Ciascuno di noi dovrebbe cercare la propria soglia, per il proprio bene, per il bene della comunità. Non è facile, lo so, anche io sto cercando la mia. Sentirsi amati, apprezzati, considerati, è necessario, è umano, è lecito. Sentirsi superiori, migliori, giusti, è sciocco, ridicolo, quale che sia la "posizione".

La finta apertura del mondo di oggi sta ottenendo l'effetto opposto, stiamo chiudendo. Chiudendo le "frontiere", chiudendo la sensibilità, chiudendo l'umanità, chiudendo la razionalità. I sensi devono penetrare un pochino la razionalità, la razionalità deve "lucidare" un pochino i sensi, l'umanità deve impedire ad entrambe di prendere il sopravvento perchè siamo sensibilità e razionalità. Virus ed anticorpo. E la nostra stessa sopravvivenza dipende dal fatto che non prenda il sopravvento nè il virus nè l'anticorpo. Devono continuare incessantemente la loro "battaglia" per la vita, la nostra vita.

E allora "apriamo". Apriamo gli occhi, apriamo i pensieri, apriamo la capacità di ascoltare, la possibilità di capire, l'eventualità di cambiare, Aprire anche la possibilità di sbagliare, di correggere, e di chiudere. Aprire vuol dire anche questo. Chiudere, se necessario.

E' un po' come la differenza tra soffrire e non sentire niente. Soffrire non è bello, ma dopo un ragionevole periodo di tempo in cui non si è provata alcuna emozione è preferibile perfino la sofferenza. Al nulla.

Ecco, la differenza tra aprire e chiudere è la stessa. Dopo un ragionevole periodo di tempo speso a chiudere tutto, è preferibile aprire qualcosa e sbagliare piuttosto che annegare nel proprio vuoto.

E' arrivato il tempo di uscire nel mondo a porte aperte, e sentire il vento sulla faccia.

Per il nulla, per il vuoto, c'è tutta l'eternità.

   Luca Canfora