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Autorità ed autorevolezza

di Luca Canfora

Sono parole che si assomigliano, eppure hanno significati opposti.

L'autorevolezza si guadagna, l'autorità si impone.

L'autorevolezza è un riconoscimento che arriva dagli altri, l'autorità è un esercizio che tu puoi imporre in seguito al ruolo che ti è stato assegnato.

L'autorevolezza è una conseguenza della personalità, del carisma, della credibilità, della capacità.

L'autorità, se non supportata da idonea autorevolezza, diviene spesso esercizio della mancanza di personalità, della mancanza di carisma, della mancanza di credibilità, e della debolezza.

L'arbitro è un ruolo molto difficile, molto difficile. Ed ingrato direi. L'arbitro non piacerà a nessuno, perchè le decisioni, le scelte, non piaceranno mai ad almeno il 50% dei contendenti. Quando ti andrà bene. Quando invece ti andrà male, come ieri, le tue "scelte" non piaceranno al 100% dei contendenti. Quindi massimo rispetto per un ruolo complesso, delicato, e tecnicamente difficile, perchè non dimentichiamo che l'arbitro ha non più di 2 secondi per decisioni che a volte, a posteriori, moviolizzate ed opportunamente analizzate, non risultano comunque chiare.

Ma l'arbitro non può e non deve diventare il protagonista di uno spettacolo che appartiene ai calciatori, agli allenatori, ed al pubblico. L'arbitro ha solo il compito, difficilissimo ma circoscritto, di dirigere l'orchestra affinchè il concerto abbia un suo regolare svolgimento, ma non è il primo violino, non è il tenore, e non è la Direzione del Teatro: non può decidere di chiudere il Teatro durante l'opera, non può mettersi davanti al primo violino durante il suo tema, e non può cantare al posto del tenore.

Abbia l'umiltà, la serietà, e l'autorevolezza di svolgere la sua fondamentale prestazione senza fare lo showman. E chi non ha questa capacità venga adeguatamente istruito al riguardo, oppure venga indirizzato verso altre professioni.

A meno che, a meno che... a meno che. Ma questo è un argomento che non voglio, e non posso affrontare. Lo tengo per le mie private ed inconfessabili meditazioni notturne.

Non si può, e non si deve, arbitrare una partita in un modo così osceno. Quattro espulsioni, 3 giocatori ed un allenatore, ed una marea di ammonizioni, in una partita assolutamente serena e priva di episodi cattivi non hanno alcun senso. Le persone autorevoli, non quelle autoritarie, non hanno bisogno di emergere in questo modo. Le persone autorevoli, cioè quelle di cui non metti in discussione le capacità, l'onestà, la correttezza, il carisma, non hanno bisogno di mostrare i denti in questo modo. A loro basta una fermezza educata, ed un sorriso, per farti accettare la loro decisione, perfino quando pensi che sia errata.

E di arbitri così, nella storia del nostro calcio, ne abbiamo visti molti. Dove sono finiti tutti?

Passiamo al Genoa.

Siamo settimi, con una partita in meno, che eventualmente vinta ci collocherebbe al secondo posto insieme al Napoli. Cosa vuoi aggiungere?

Simeone, alla seconda presenza e mezzo, sta tirando fuori gli artigli. E se sono questi, il nostro Pavoletti può anche prendersi qualche giorno in più, senza fretta, per rimettersi bene. Che poi li voglio vedere insieme.

A parte Gentiletti, che dopo l'esordio piuttosto buono, vedo un pochino in calo, e Gakpè, che non vedo proprio, abbiamo una squadra giovane e comunque autorevole, che va a giocarsi le partite ovunque, e che ha, secondo me, ampi margini di miglioramento. Avrà le sue fasi, verranno momenti meno fortunati, senz'altro, ma come ho detto ad inizio stagione è un bel Genoa, un bel Genoa.

Andiamo avanti, senza tabelle, senza proclami, e senza obiettivi.

"Siamo il Genoa", e questa squadra sta onorando queste 3 parole.

A noi questo è sempre bastato.

Bravi ragazzi.

   Luca Canfora