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Equilibrio sopra o sotto la follia?

di Luca Canfora

Mi ricollego all'articolo di ieri, e alla filosofia che c'è dietro. 

Vedo la vita, e me stesso, come uno scontro giornaliero di opposti contraddittori e contrapposti, spesso quasi in antitesi tra loro. Questo mi ha sempre creato un profondo, anche se invisibile, disagio interiore. Noi abbiamo bisogno di rassicurazioni, di punti di appoggio, per tentare di vivere una esistenza equilibrata, non spreco nemmeno la parola felice, che ho sempre trovato puerile e vuota. 

La felicità è questione di attimi, di una intensità esplosiva che non può che essere effimera, rapida, passeggera. L'equilibrio invece può durare, ed è "tristemente" necessario per trovare un filo su cui camminare senza impazzire. Tristemente perché felicità ed equilibrio sono complementari tra loro, al primo manca la continuità, al secondo l'esplosività. Probabilmente la vita non può che avere un senso così, con brevi istanti di esplosività e lunghi periodi di serenità.

Il problema è che la nostra natura è stata progettata per avere bisogno della esplosività durante le fasi di equilibrio, e per avere bisogno di equilibrio durante la fase di esplosività. Vasco scriveva equilibrio sopra la follia.

Se siete arrivati fino a qui possiamo passare dalla filosofia al nostro campionato. Va concluso qui? Oppure si deve cercare di terminarlo? 

Leggo le varie posizioni, e come spesso mi capita le mie due anime si danno battaglia tra loro mentre io cerco di capire quale sarebbe la cosa giusta da fare. 

Da un lato, dopo questo periodo così difficile, emotivamente, ma anche economicamente, socialmente, la mia parte esplosiva avrebbe bisogno di ripartire all'istante con tutto quello che la vita possa offrire, e che tanto ci è mancato in questi due mesi: abiti primaverili, aria, shopping compulsivo per le strade del centro, aperitivi, cene, incontri a multipli di 70, musica, cinema, teatri, eventi di ogni tipo, partite di calcio ad ogni ora del giorno e della notte, Derby alle ore 12 di Ferragosto, mare, piscine, partite scapoli contro ammogliati, mariti contro amanti, mogli degli amanti contro cugini dei mariti delle sorelle degli scapoli, cugini di campagna contro cugini di città, cugini degli amanti delle mogli dei cugini di campagna contro cugini delle amiche zitelle dei Dik Dik. Insomma, non so voi, ma io avrei bisogno di una endovenosa di vita senza soluzione di continuità per almeno 6 mesi, senza dormire mai, senza fermarmi mai, senza pensare più a niente. 

Ne ho bisogno, davvero ne ho tanto bisogno.

Poi c'è l'altra parte di me. Quella che cerca l'equilibrio, sopra o sotto la follia non ha importanza. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Ed io ci provo, non ci riesco ma ci provo sempre.

Ha senso giocare dodici partite a porte chiuse, senza gioia, senza colori, senza il vociare della vita, senza l'urlo ruvido ed emozionante degli esseri umani, senza la leggerezza della gioia infantile di un gol, senza la rabbia primordiale e buffa di una sconfitta, senza la potenza della normalità, senza la bellezza della condivisione, di un abbraccio estraneo, di un rito tribale che diventa mantra, emozione, racconto, poesia?

Io ci sto ragionando, e sinceramente non vorrei essere io a dover prendere una decisione così difficile. E capisco anche le motivazione economiche, che vanno ben oltre la sfera calcistica, e coinvolgono un indotto importante di un Paese che era in crisi profonda già molto prima di questa fase storica incredibilmente difficile e negativa.

Per fortuna sono solo un filosofo, minore, molto minore, diciamo inesistente, uno che gioca con le parole, uno che ha tante domande e poche risposte. 

Non lo so. Io il mio equilibrio l'ho incontrato solo qualche volta. A volte stava sopra, a volte stava sotto, la follia. A volte mi ha aiutato a non caderci dentro, la follia. A volte mi ha impedito di godermela, la follia. Non ho capito con certezza nemmeno questo, se questo equilibrio sia un amico, o un nemico.

So che mi sono sempre trovato in mezzo, cercando di farli parlare tra loro, equilibrio e follia. Qualche volta ha funzionato, e allora spero che possa accadere anche questa volta. Che le cose possano volgere al meglio, per tutti, per cui la follia sappia farsi contagiare da quel pizzico di equilibrio che le impedisca di essere autodistruttiva, e che si creino le condizioni sanitarie e al contorno tali da fare in modo che l'equilibrio possa concedersi quel pizzico di follia di cui abbiamo follemente bisogno.

Tutti, ma soprattutto io.

Luca Canfora