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Il male di vivere

di Luca Canfora

Ho pensato molto a come riassumere il 2020 senza essere banale, ripetitivo, scontato. 

Diciamo che per me è stato un anno spartiacque, come lo fu il 1995, esattamente 25 anni fa. Alla fine di una lunga storia d'amore finita malissimo, con un male interiore oscuro e subdolo che si mangiava lentamente tutto quello che non ero in grado di tirare fuori, al culmine di un disagio profondo chiamato depressione deflagrato dopo anni di ridicoli tentativi di negarlo in devastanti attacchi di panico che mi impedivano di respirare, mangiare, bere, camminare, vedere, ascoltare, mentre cercavo di tenere il mio cervello in condizioni di poter raggiungere la Laurea faticosamente sudata, da me.
Sognata, dai miei genitori. 

Papà e mamma mi perdoneranno se i miei sogni sono sempre stati altri.

Fu così che vissi tra il 1990 circa ed il 1995. A cosa servì tutta questa sofferenza?

Diciamo che in fondo sono molto fatalista. Mi rendo conto che ci sono cose che io non posso controllare, evitare, impedire. Eventi, sentimenti, passioni, dolori, errori, torti, casualità. Destini.

Il Luca prima di quel periodo era inespressivo, taciturno, insicuro, spaventato, ingenuo, immaturo.

Oggi mi esprimo. E' cambiato solo questo.

Ho imparato ad ammettere almeno a me stesso quello che sono, senza pietà. A sfogarmi, più o meno fedelmente, più o meno sinceramente, e quando proprio non posso farlo ho imparato ad usare metafore, ermetismo, battute, per ridicolizzare le mie ipocrisie, le mie bugie, le mie vergogne, i miei sbagli, le paure, a volte la mia disperazione. La mia delusione, la mia rassegnazione.

Ho ancora le stesse paure, la stessa ingenuità, lo stesso bisogno di credere in qualcosa, in qualcuno, lo stesso desiderio di vedere oltre le cose, oltre le persone, oltre il mio limite.

Tutto sommato, dopo il 1995 sono diventato una persona un pochino migliore. Ho imparato a soffrire, a farcela dopo avere pensato di non farcela, a resistere quando pensavo che non avrei potuto resistere, ad alzarmi quando avrei solo voluto cadere.

Forse il 2020 è servito a ricordarmi quello che avevo dimenticato.

E' stato un anno pieno di difficoltà, di perdite, di delusioni, di amarezza, di sconcerto, di sorpresa, di cose che mancano.

E' stato un anno di persone che mi hanno ferito, tradito, ingannato. 

Dopo 25 anni ho sentito ancora una volta, in lontananza, l'eco di quel male che avevo dimenticato. Ho avuto tempo per pensare, per ascoltare, ed ho capito che certe cose fanno parte di noi anche se ed anche quando pensiamo di averle superate del tutto. Ma non è un male. In fondo è una parte di noi a cui siamo legati, veniamo da lì, apparteniamo anche a Lei. 

L'ho imparato a 25 anni, il 2020 me lo ha ricordato a 50.

Non esiste difficoltà che non si possa affrontare, dolore che non si possa superare, delusione da cui non si possa imparare, bugia di cui non si possa sorridere, ferita che non si possa rimarginare, amarezza che non si possa addolcire, vuoto che non si possa riempire, caduta da cui non ci si possa rialzare.

Voglio andare avanti, credere ancora in qualcosa, credere ancora in qualcuno.

   Luca Canfora