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Infatuazione... e sesso

di Luca Canfora

Come sapete io mi occupo più di filosofia, di sogni, di "aria", che di calciomercato, di campo, di "terra". 

E' la mia natura. E' un pochino la stessa differenza che s'è tra l'infatuazione ed il sesso. Intendiamoci, il sesso è una bella cosa, anche senza altre implicazioni. Non siamo bigotti. Ma ve la ricordate l'infatuazione? Sì quella fase temporanea assolutamente priva di logica, di senso e di controllo che manda totalmente in tilt il sistema cardio-vasco-proto-inguino-facciale, i bioritmi notturni e diurni, le capacità cognitive di ogni ordine e grado, i filtri visivi, auditivi ed olfattivi, le abilità dialettiche, motorie e di concentrazione, il pudore e una dose decente di dignità che ci consenta di sembrare esseri con una spina dorsale??

Ecco, io intendo quella cosa lì. E non c'è sesso che tenga, perché quei bei segni lì ti restano scritti dentro come un tatuaggio delicato che non puoi e non vuoi togliere, perché cambiano il tuo modo di pensare, di respirare, di parlare, di camminare, di guardare, di ascoltare, di "sentire". 

Certo, quella fase finisce. Finisce come tutto il resto, eppure lascia quel disegno senza spazio e senza tempo, che non si può cancellare proprio perché non si può vedere. Ma il fatto che finisca non solo non gli toglie "altezza" e "profondità", ma al contrario la sua altezza e la sua profondità sono dovute proprio al fatto che finisca senza mai andare via. Come la vita, esattamente come la vita. La perfezione non sta in qualcosa che duri in eterno, ma in qualcosa che ti faccia sentire eterno... per un attimo.

Per me il Genoa è la stessa cosa. Forse è colpa anche di questo strano 2020, ma in questo momento ho più bisogno di infatuazione che di sesso. 

Il Genoa ha iniziato bene, pur contro una squadra probabilmente modesta. Ma ha giocato bene, ho visto alcune buone individualità, ho visto 4 bellissimi gol, ho visto il gioco, ed ho visto 3 punti.

E questo è il sesso. Molto bene.

Ma io avrei anche bisogno di innamorarmi di nuovo, del Genoa. Ho bisogno di sentire le farfalle nello stomaco, o le libellule, le cicale, le cimici, ma qualche fottuto insetto lo devo sentire. Ho bisogno di sognare qualcosa di più, di vedere una luce dietro la collina dei ciliegi, di sentirmi il cuore in gola appena la vedo, lo vedo, venirmi incontro... il Genoa. Ho bisogno di sognare un orizzonte, magari senza raggiungerlo mai, ma devo "sentire" che là in fondo, là dietro, potrebbe esserci. Ho bisogno di uscire dalla paura, dal dubbio, dall'incertezza, per ritrovare l'umanità, quella brutta, sporca e cattiva. Quella con le mani ruvide, con il sudore sopra la fronte, le scarpe slacciate ed i blu di Genova consumati.

Ho bisogno di tornare allo stadio, di sentire le voci delle persone, di guardare i colori senza che mi si appannino gli occhiali, di toccare la gioia e perfino lo sconforto, a mani nude. Sono stanco di nascondere il sorriso e la delusione dietro una mascherina senza anima, di allontanarmi dalle persone che vorrei toccare, di sentirmi "distante", "appeso", al sicuro, e perfettamente igienizzato.

Voglio l'imperfezione, il difetto, l'errore, il pianto, la gioia, il crollo, poi il sogno, la speranza, l'amore, la vita. E il Genoa.

E questa è l'infatuazione.

   Luca Canfora