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Orgoglio e pazienza

di Luca Canfora

C'è un tempo per sperare: c'è un tempo per fantasticare; c'è un tempo per illudersi; c'è un tempo per sognare.

E c'è un tempo per guardare la realtà per quello che è.

La realtà sociale è pesantissima. Da un anno e mezzo le nostre vite sono sostanzialmente in pausa, e nei pochi momenti in cui si è ingranata la marcia non si è andati oltre la seconda, a volte con il freno a mano tirato. Problemi di salute, preoccupazioni lavorative, ansie per il futuro, economia in recessione, crisi esistenziali dei nostri giovani, tessuto sociale vicino al punto di non ritorno, un anno di scuola quasi del tutto perso, attività sportive ridotte al lumicino, teatri, cinema, eventi del tutto fermi.

Un anno di calcio con gli stadi vuoti, Società di serie A prossime al collasso finanziario, la squadra vincitrice delle scudetto che vende i pezzi migliori.

Un Paese in stallo, senza prospettive, senza una classe politica credibile, con i cittadini svenduti al miglior offerente, con una informazione confusa, confusionaria, contraddittoria, superficiale, ipocrita, incatenata da lobbies, e qualche volta bugiarda.

E il Genoa? Il Genoa è abbandonato a sè stesso. Senza appeal, senza credibilità, senza una strategia, senza una guida, senza un progetto, senza futuro.

Quindi? Quindi vuol dire che siamo vicini al punto più basso. Quindi ci disperiamo? No, al contrario, è il momento di sperare. Essere vicini al punto più basso vuol dire che difficilmente si potrà scendere ancora per molto, quindi potrebbe essere il momento di ampliare lo sguardo, di pensare al dopo, di ricostruire tutto dalle basi, dall'inizio.

Passione, fede, fedeltà, valori primordiali, collaborazioni, coinvolgimento, unione, fiducia nel futuro... e speranza. Non illusioni, o sogni. Speranza.

Io credo che sia il momento di ripensare tutto, senza volare su chissà quale cielo. Dal punto di vista sociale, dal punto di vista personale, ed anche dal punto di vista calcistico... e dal punto di vista del Genoa.

Troviamo idee, per ricostruire il tessuto, per creare da noi, senza che nessun altro ce lo regali, l'entusiasmo, promuovendo iniziative, collaborazioni tra le diverse entità, cercando di comportarci nel modo migliore possibile, cercando di portarci lentamente fuori da questo fango avendo imparato qualcosa, e puntando il dito verso noi stessi prima di puntarlo contro altri. 

Inventiamo noi il mondo che non c'è, facciamo una piccola cosa nel nostro piccolo orto per costruire quello che manca. Non abbandoniamo sogni e speranze, ma costruiamo piccole cose concrete che ci facciano sentire più... vicini... più uniti... più umani.

Nella società, nella vita di ogni giorno, nella nostra cerchia di relazioni... e nel Genoa.

Abbiamo bisogno di ridisegnare il mondo, noi stessi... ed il Genoa. Senza vittimismo, al limite con la rabbia buona di chi si ribella ad un mondo che non funziona, ad un periodo che non gira.

Con grinta, con passione, con cattiveria agonistica, con fiducia, con amore... e con un pizzico di ironia... non dimenticando mai chi nel mondo sta combattendo battaglie di un peso insopportabile.

Facciamolo da subito... da umani... e noi... nel nostro "piccolo"... anche da Genoani.

    Luca