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Un giorno perfetto

di Luca Canfora

Certo che esiste la perfezione. 

Non dura, non è che qualcosa di effimero e rapidissimo che lascia un profumo appiccicoso e persistente. Dolcissimo, ed insopportabile. Ma esiste. 

Come in questa foto. 8 novembre 1981, 14 giorni prima del mio dodicesimo compleanno. Giovanili del Genoa contro qualcun altro. Non ricordo, forse un'altra leva sempre del Genoa, in maglia bianca.

Siamo a circa un paio di ore prima di Genoa Juventus. La Juventus di Platini, Cabrini, Scirea, Zoff, e quanti altri campioni che 6 mesi dopo vinceranno il Mondiale più emozionante di sempre con Enzo Bearzot. Il Genoa di Martina, Onofri, Testoni, Briaschi, Gorin. Fabrizio Gorin. 

Che giornata, per noi genoani, e per me. Quel profumo di caffè latte della domenica mattina, me lo ricordo più intenso. La colazione, il pensiero di poter vedere i miei eroi così da vicino, di poterli forse toccare. Di mettere i miei piccoli piedi insicuri e così pieni di sogni su quel prato carico di magìa, di speranza. Se mi conosco bene non credo di avere dormito.

L'entrata negli spogliatoi del Ferraris. Il rumore di tacchetti nei corridoi. Dietro quel muro ci sono loro, quelli che vedo in televisione. Ci cambiamo, metto la mia maglia del Genoa. Mi guardo nello specchio, non si vede ma le gambe tremano. Esco dallo spogliatoio, e uno via l'altro li vedo passare davanti a me. Sono alti, sono grandi, i miei eroi, come li immaginavo. Li guardo dal basso verso l'alto, il respiro si è fermato, gli occhi sono increduli. Non riesco a staccare loro gli occhi di dosso, ma devo concentrarmi, riscaldarmi, per fare la mia partita.

Si entra in campo dalla Sud, guardando la Nord. Che profumo il prato. Lo stadio è già pieno. Comincio a correre, ma non so nemmeno dove. Gli occhi sono ancora in alto, verso i genoani, a cercare mio padre, mia madre, nei Distinti. E' una sensazione che non posso dimenticare.

La partita finisce 0-0. Ricordo solo questo. E di me ricordo una sola azione. Giocavo terzino destro, con il numero 2, come Gorin. Ricordo una triangolazione ed un mio scatto in profondità per tentare il cross in area. Il cross riesce, ma sbilanciato dallo scatto e dal tentativo di anticipare l'avversario cado a faccia in su dopo averlo fatto. Guardando la Nord.

Ricordo di essere sdraiato sul prato, guardando la mia Gradinata, sentendo gli applausi, e pensando di essere così felice, così perfetto, per 10 secondi.

Finita la nostra partita inzia Genoa Juventus. Noi la vedremo nei Distinti bassi, lato Sud, tutti insieme. Mi sembrava impossibile avere messo i miei scarpini sulla stessa erba in cui avrebbero giocato loro. Ricordo che guardavo il campo con il sorriso di chi crede di avere toccato il cielo.

Sulla partita non c'è molto da dire. Pronti-via la Juventus è già in vantaggio. L'esito sembra scontato ma niente rovinerà il mio giorno. Ci pensa Romano, mezz'ora dopo a pareggiare sotto la Nord. 

Nel secondo tempo il Genoa attacca sotto la Sud, e noi siamo proprio in linea con la porta. Sarà Pasquale Iachini dopo una triangolazione a centrocampo a servire in profondità Briaschi, che con un rasoterra con il destro, incrociando dal lato Tribune un diagonale verso i Distinti, batte millimetricamente Dino Zoff sul suo lato forte a fil di palo per il 2-1 finale del Genoa.

Ricordo di avere visto partire il tiro a pelo d'erba, di avere sentito il rumore del collo del piede sulla palla, di avere visto il portiere della Nazionale distendersi più che potesse con il braccio destro per arrivarci, e di avere visto la magìa di una palla lenta e bellissima infilarsi a fil di palo in un boato di 57 mila genoani felici ed increduli.

Ma nessuno felice e incredulo come me.

Perché oggi so che niente accade per caso. E so che nessuno avrebbe potuto rovinare quel giorno, il giorno perfetto.

   Luca Canfora