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Vademecum per allenatori, calciatori... e tifosi

di Luca Canfora

Dunque, la questione è molto semplice, e quello che vado a dire tra l'ironico ed il molto serio è proprio a tutela di allenatori e calciatori.

Io, e molti come me, se non tutti, non riesco proprio più a sentire le vostre dichiarazioni, interviste, prima, durante e dopo. Prima, durante o dopo una partita, un cambio di maglia, di città, di squadra. Non è solo colpa vostra, sono sincero, e me ne rendo conto. I tifosi sono a volte infantili, sono bambini in cerca di un sogno, di un eroe, di un mito cui aggrapparsi.  E' una necessità dell'uomo, della vita. E' umano, ed anche molto bello. Ed anche io sono così.
Ma voi non siete il sogno, non siete l'eroe, e non siete il mito. Non lo siete non per colpa vostra, non lo siete perchè siete solo persone, come noi, che svolgono una professione. Una professione remunerata benissimo, che restituisce successo, notorietà, esposizione, gratificazioni, e qualche effetto collaterale. Ma questo non fa di voi, non potrebbe, eroi, miti, super uomini.
Noi non dovremmo, e questa è la nostra colpa, chiedervi di essere ciò che non potete essere. O almeno non dovremmo farlo se abbiamo superato i vent'anni, almeno questo. Perchè si diventa ridicoli, da questa parte e dalla vostra. Voi, e questa è la vostra colpa, non dovreste fingere di essere quello che non siete. E' un gioco che non funziona più e non porta da nessuna parte.

Le uniche parole serie che un allenatore, od un calciatore, dovrebbe dire al suo arrivo in una nuova squadra dovrebbero essere queste, supponiamo nel nostro caso il Genoa:"Buongiorno, ringrazio la Società Genoa per avere scelto me. Conosco a grandi linee il blasone e la storia di questa Società, ma sarà mia premura documentarmi il necessario nelle prossime settimane per capire meglio cosa sia il Genoa, chi siano i genoani, e la città di Genova. Non sono tifoso del Genoa, sono solo un professionista che viene qui per svolgere il proprio lavoro con tutta la serietà, la dedizione, la passione, e le capacità che sono in grado di offrire. Non prometto altro che questo, perchè questo è tutto quello che sono in grado di garantire. Onorerò questa maglia perchè è il mio dovere, ed è la mia grande passione. Ma non la bacerò, questo spetta a voi, non a me. E non adesso. A meno che la mia storia, e la mia vita personale, nei prossimi anni, in un modo che è troppo presto per ipotizzare o prevedere, mi leghino a questa squadra ed a questa città in un modo tale per cui mi sarò guadagnato il diritto ed il dovere di amarla a tal punto da poterla baciare. Fino a quel giorno, se mai arriverà, solo voi avrete il diritto di farlo. Quello che chiedo ai tifosi, se posso permettermi, è solo quello di non chiedermi qualcosa di diverso da quello che ho appena detto di poter offrire. Non chiedetemi di giurarvi amore eterno, quello lo posso fare solo verso mia moglie ed i miei figli. Non forzatemi a mentire per accontentarvi o conquistarvi, a fare il ruffiano, a cantare le vostre canzoni, a parlare male di altri. Non è giusto per me, e non è giusto per voi. Fatemi fare il mio lavoro, e valutate quello. Il mio lavoro, la mia serietà, la mia sincerità, la mia capacità. Da questo momento, sia per me che i miei cari, il Genoa è il mio lavoro, ma anche un ampliamento della mia famiglia, della mia vita. Da oggi il Genoa è parte di me, e Genova è la mia città. Farò del mio meglio, per me, per la mia famiglia, per voi, per questa maglia, e per questa città. Grazie a tutti."

Forza Genoa...

   Luca Canfora