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Cinquant'anni fa ci lasciava un Grande genoano: Gilberto Govi

di Marina Denegri

Cinquant'anni fa ci lasciava quello che può essere definito  il simbolo del teatro genovese e l' emblema della genovesità: Gilberto Govi. Amerigo Armando Gilberto Govi, questo il suo nome completo, nacque il 22 ottobre 1885 in via Sant'Ugo, nel quartiere di Oregina- Lagaccio. Per tre anni frequentò l'Accademia di Belle Arti e a sedici anni venne assunto come disegnatore dalle Officine Elettriche Genovesi. Fin da ragazzino manifestò l'amore per il teatro. Una passione che lo indusse ad iscriversi all'Accademia filodrammatica italiana ospitata nel Teatro Nazionale in stradone Sant'Agostino. Formò una sua compagnia, la "Compagnia dialettale genovese" e iniziò  ad esibirsi nei maggiori teatri genovesi. Nel 1911 conobbe quella che il 26 settembre 1917 diventò sua moglie: Rita Gaioni, all'anagrafe Caterina Franchi, compagna di teatro e di vita fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1923 il primo successo nazionale:  la commedia "I manezzi pe maja na figgia" di Nicolò Bacigalupo al Teatro dei Filodrammatici di Milano. E da quel momento un'escalation continua e costante (nel frattempo aveva lasciato il mestiere di disegnatore per dedicarsi totalmente alla vita di attore) che lo portò a presentare sui palcoscenici di tutto il mondo ben 78 commedie. Purtroppo di questo patrimonio artistico sono rimaste soltanto sei commedie complete: "I manezzi pe maja na figgia", "Colpi  di timone", "Pignaverde e Pignasecca", "Quello bonanima", "Sotto a chi tocca" è "Gildo Peragallo Ingegnere". Nel 1960 l'addio  alle scene, perché, come soleva dire, "il teatro é  come una bella donna: bisogna lasciarla prima che sia lei a lasciare te".

Tentò anche  la carriera cinematografica, con scarso successo, e negli ultimi anni della sua vita l'avventura televisiva.

Artista polivalente, oltre al disegno e al teatro un terzo grandissimo amore: quello per il Genoa e per i colori rossoblù!