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Emma Quaglia, tra speranze e passione

di Marina Denegri

Spirito vivace e fisico minuto. Un concentrato di grinta, determinazione e generosità. Professione campionessa. Sintesi di Emma Linda Quaglia, 35 anni, atleta di punta dello sport ligure e non solo.

Carriera- Una carriera iniziata a metà degli anni 90 e in costante progressione la sua, interrotta soltanto dal 2004 al 2006 a causa della malattia che l’aveva colpita in quegli anni. Un “prodotto di reclutamento scolastico” come lei stessa si definisce,  arrivato alla maratona nel tempo, passando prima attraverso i 3000 m siepi,  i 5000 m e le “mezze”.

Olimpiadi- Il “sogno proibito” di partecipare alle Olimpiadi che si svolgeranno in Brasile nel prossimo mese di agosto va afferrato, anche se per conquistare il biglietto per  Rio de Janeiro occorrerà raggiungere il minimo di 2 ore e 30’ richiesto dalla Fidal- Federazione Italiana Atletica Leggera. “Proverò a fare il tempo il prossimo 3 aprile, in occasione della Maratona di Parigi”.

Valori- Agonismo, sfida con se stessi, lealtà e correttezza, lavoro, motivazione. Valori sani e positivi emergono durante la chiacchierata con Emma. Principi che nella vita di tutti i giorni potrebbero tradursi in sana competizione, voglia di migliorarsi, impegno, professionalità e incentivazione. Ideali da difendere e da trasmettere alle nuove generazioni per un futuro migliore. D’altronde, lo  sport non dovrebbe avere come funzione primaria quella di essere strumento di educazione sociale?

Agonismo- “Per me agonismo é sinonimo di divertimento. Faccio gare da tanti anni che non mi ricordo più cosa significhi vivere senza. Sono un animale da gara”.

Sfida con se stessi- “La sfida con se stessi é  quella più importante. Preferisco arrivare sesta in una mezza maratona impiegando 1 ora e 12piuttosto che vincerla col tempo di 1 ora e 15”.

Lealtà e correttezza- “Si corre da soli, con e contro se stessi, con tutte le proprie forze frutto di duri allenamenti, per ottenere il miglior risultato possibile nel  giorno della gara. Certo, per migliorare i tempi ci sarebbero anche altre strade, non percorribili, però,  perché contrarie all’etica dello sport”.

Lavoro- “Una maratona si prepara in 13 settimane, in ciascuna delle quali mi alleno per 13 volte. Percorsi vari, lunghezze diverse, tante salite. Sono reduce da uno degli stages cui mi sottopongo periodicamente  in Kenya, dove vive il mio attuale allenatore. Tanta fatica, ma sono convinta che il lavoro alla fine paghi sempre”.

Motivazione- “Una volta fissato un obiettivo ben preciso, si va avanti, continuando ad allenarsi giorno dopo giorno per raggiungerlo, nonostante le crisi e le difficoltà che si potrebbero incontrare sul proprio cammino. Purtroppo, in Italia non sirilievo alla figura del coach, importantissima per l’atleta”.

Pensieri- Quando corri, Emma, a cosa rivolgi la tua mente? “Penso a dedicare km alla gente, ai miei cari che non ci sono più, all’allenatore , al mio fidanzato (Luca Campanella, secondo allenatore e coach), a tutti coloro che mi aiutano nella preparazione. E mi carico in due modi: insultandomi e pensando al Genoa”.

Genoa- Come é nata  la tua passione per il Genoa? “E’nata grazie a mio papà Marco, tifoso del Grifone, che mi ha portato allo stadio il 29 aprile del 1990. Il Genoa vinse 2-0 contro l'Ascoli, gol di Rotella e  Ruotolo. L'anno dopo ho fatto l'abbonamento e siamo andati in Coppa Uefa”

I tuoi idoli di tutti tempi? “Da bambina i miei idoli erano Marco Nappi e Davide Fontolan, poi la mitica coppia Tomas Skhuravy e Pato Aguilera. Ma il più grande che abbia visto giocare nel Genoa é Diego Alberto Milito”.

Cosa ti aspetti da questo campionato? “La salvezza”.

E in futuro? “Sarebbe bello rivedere il Genoa in Europa, ma mi accontento di rimanere in serie A!”.

Grazie Emma ….e in bocca al lupo!