Un ricordo di Meroni: buon compleanno Gigi!
Meroni - Chi sarebbe diventato quel ragazzo con i capelli per l’epoca lunghi e la barba, che correva quasi danzando, i calzettoni abbassati ed il pallone incollato ai piedi?Già, chi sarebbe diventato, lui nato il 24 febbraio 1943, in quel di Como, sulle rive del Lario in un freddo inverno di guerra; chissà se gli avrebbero dedicato poesie, canzoni, libri, trasmissioni e financo uno sceneggiato televisivo, se la sua vita non si fosse fermata in una grigia sera di ottobre, nel mezzo di uno dei corsi più belli di Torino!Lui era, anzi è, Luigi Meroni, calciatore che amava in campo e fuori vivere la propria vita in libertà; estroso in campo, stravagante fuori, con un amore che nell’Italia bacchettona e falsamente moralista veniva additato alla pubblica accusa, dato che la sua “lei”, Cristiana, era sposata.Luigino, Gigi, a Torino persino “”, tanti erano i modi in cui veniva chiamato Meroni, che fin da ragazzino, all’oratorio o nel cortiletto di casa, era tutto pallone e dribbling, l’andatura sinuosa, una finta e via non lo vedevi più, non lo prendevi più...
Il calcio era divertimento, anche quando esordisce nel Como e si fa notare subito, lui così piccolo e minuto eppure così tenace e tosto, difficile da prendere e fermare; Gigi è davvero bravo ed il Genoa, nel novembre del 1962, non se lo lascia scappare.
Diventa in fretta l’idolo del Ferraris, il Meroni da Como, perché come fai a non esaltarti nel vederlo giocare, correre, dribblare; assist e qualche gol, pochi per la verità, ma lui ama mandare in rete i compagni, ama la giocata spettacolare!La Genova rossoblù lo ama e scoppia il putiferio in città quando il Torino si presenta con 300 milioni dal Presidente Berrino e questi decide di cedere Gigi.Il resto è storia granata, storia di un amore immediato e viscerale, perché sia granata o rossoblù, il cuore batte sportivamente in maniera identica e Meroni i cuori sa farli battere eccome.A Torino Gigi cresce ancora, nella bravura come nella fama, ma porta i capelli lunghi, gira in Balilla, passeggia con una gallina al guinzaglio e poi …. Passino le stravaganze, ma convivere con una donna sposata!!!!!!!
Non si perdona nulla a Gigi, la stampa sportiva quando va bene lo ignora e non perde occasione di farne un capro espiatorio, come dopo la ridicola figura contro la Corea, al Mondiale inglese del ’66, quando insieme all’allenatore Fabbri è costretto ad uscire di nascosto dall’aeroporto, lui che contro i coreani manco aveva giocato!!!
Strano mondo quello calcistico, dove quello “strano” viene definito Gigi, dove ci sono giornalisti che fanno e disfano al pari dei procuratori oggi, che con la penna determinano fortune o stroncano carriere di uno sport dove il giudice dovrebbe essere il campo e non la penna.A Torino però i tifosi granata se ne fregano di cosa scrivono Brera e compagni e quando Pianelli cede Meroni alla odiata nemica bianconera succede il caos; la città è messa sottosopra ed il Presidente granata costretto a ritornare sui suoi passi.
Evidentemente ognuno ha la propria strada segnata, una storia scritta che per Luigi Meroni detto Gigi termina su uno dei bei corsi alberati di Torino, in , quando uno stridore di freni segna la fine di un ragazzo, di un calciatore ancora oggi nel cuore di chi lo ha conosciuto, di chi l’ha visto giocare con il pallone incollato al piede, i calzettoni alle caviglie e la leggerezza di una splendida farfalla.
Maurizio Vigliani