Allarma la mancanza di brillantezza, tra Spal e Lecce indispensabili 6 punti

09.07.2020 12:00 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

La variabile impazzita di Lecce ha scompaginato i piani salvezza del Genoa, ma gridare alla jella o al tradimento da parte della Lazio sarebbe un controsenso. Semplicemente, non sempre il destino ti gioca a favore: era successo spesso nelle precedenti gare e ci può stare, nel calcio, che l'avversario diretto trovi il jolly e ti ricacci a sorpresa nel baratro.

Ha ragione mister Nicola ad affermare che al momento attuale un punto sopra o uno sotto non significano granché. Preoccupa, semmai, la diversa brillantezza che sanno esprimere il Genoa e i salentini di Liverani. Come se il lockdown si fosse pesantemente abbattuto sul Grifone risparmiando i pugliesi. In effetti, quella sosta prolungata ha danneggiato un undici lanciatissimo come quello genoano, sconvolgendo probabilmente gli equilibri tra le due squadre, ma certi regressi generali debbono per forza avere anche altre radici. Di sicuro stanno patendo ben più del previsto i numerosi over 30 presenti in organico: Preziosi ne aveva fatto incetta a gennaio, pensando che l'esperienza sarebbe stato il fattore decisivo quando occorre speculare anche sul punticino,ma il Covid ha cambiato le carte in tavola. Il forzato stop ha appesantito le gambe di tutti questi veterani, diventati improvvisamente punti deboli, se eccettuiamo Pandev, che però già prima poteva garantire una ridottissima autonomia atletica.

La gara col Napoli ha ispirato giudizi gonfi di ottimismo da parte di Nicola. Beato lui, che ha visto spiragli di luce in una prestazione -l'ennesima – lontanissima dai livelli di marzo. Vero, il Ciuccio è da tempo una macchina da punti, ma si è presentata a Marassi con un bel po' di rincalzi – seppur di lusso – offrendo l'impressione di accontentarsi di una schiacciante superiorità tecnica, ma senza un'inarrestabile rabbia agonistica. Un Napoli perfetto nello sviluppo della manovra, ma calligrafico, a volte gigioneggiante, quasi mai perentorio nell'affondare i colpi. Ciononostante, oltre ai due gol realizzati, ha costretto ad un duro lavoro Perin mntre il suo portiere Meret – arresosi all'incornata imperiosa di Goldaniga valsa l'effimero pareggio, per il resto l'ha fatta da spettatore. Al suo posto, Gattuso poteva schierare un fantoccio: nulla sarebbe cambiato, dato il nulla costruito dai vari Pinamonti (solo una bella sassata, nella ripresa, alta di un metro), Sanabria (sempre più impresentabile dopo la sosta e lontano anni luce dal purosangue di fine inverno), Cassata (cannoniere aggiunto prima della sosta ed ora tornato ai livelli bassissimi dello scorso autunno). Nel finale le forze fresche Pandev, Iago Falque e Favilli hanno collaborato ad un forcing se non altro volenteroso, ma senza mutare l'ordine delle cose.

Se non altro, in difesa Goldaniga, premiato con la platonica segnatura, ha dato seguito alla felice prestazione di Udine, ma non è bastato a puntellare un reparto arretrato che ha letteralmente regalato al Napoli il raddoppio, propiziato da lungo lancio “dritto per dritto” di agevole lettura e soprattutto da una diagonale ritardata di Biraschi, lasciatosi sfuggire alle spalle il solissimo Lozano.

Un errore imperdonabile, di quelli che una squadra pericolante non può proprio concedersi. E' successo, pazienza. Abituato da anni a correre sull'orlo del burrone, il Genoa  è conscio di non poter più permettersi il minimo passo falso. Serve a tutti i costi fare bottino con la Spal domenica e fra tre partite a spese del Lecce. Ma gli auspicabili sei punti difficilmente basterebbero: ne servono altri due o tre, da raccattare qua e là, anche quando il pronostico non dirà nulla di buono. Impresa ardua ma alla portata: sempre che la paura di retrocedere non procuri ulteriori tremolii a gambe già poco salde.

                 PIERLUIGI GAMBINO


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