Genoa serve un punto ad ogni costo; la salvezza dà forza più dell'Europa

07.05.2021 14:08 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Altro che festeggiare la salvezza con un mese di anticipo, come gli ottimisti preconizzavano un mese fa, quando il distacco del Genoa dalla zona baratro appariva oltremodo rassicurante. Adesso la piazza rossoblù si divide in due partiti: da una parte i fiduciosi, che considerano il Benevento la vittima designata, sulla scorta dei risultati e delle prestazioni recenti di Lapadula e compagni; dall'altra i timorosi, che già prefigurano la beffa finale, favorita da un calendario severissimo col Grifo e invece generoso per le due neopromosse ancora in gioco.

L'impressione prevalente è che l'auspicata permanenza dei rossoblù nell'Olimpo dipenda più dalle avversarie dirette che da essi stessi. In poche parole si punta maggiormente su una salvezza “esogena”, figlia del rallentamento di almeno una delle inseguitrici. Scendendo nel particolare, è limpido che la banda del Balla, per sentirsi con le spalle al sicuro, avrebbe bisogno di altri tre punti: due, infatti, esporrebbero a più di un rischio e uno solo equivarebbe ad una probabilissima condanna. Già, ma dove e contro chi corroborare l'attuale esiguo bottino? Magari a Bologna, di fronte ad una squadra tranquilla, forse a Cagliari nell'ultimo turno sperando che ai sardi non serva l'intera posta. Qualche settimana fa, si considerava già in tasca i pareggio casalingo contro un Sassuolo che si presumeva ormai privo di reali obiettivi di classifica, ma la realtà è cambiata in peggio.

Il crollo verticale della Roma sta fortemente inguaiando anche il Genoa, poiché il distacco tra i nero-verdi e i lupacchiotti del partente Fonseca si è ridotto ad appena due lunghezze. Insomma, Berardi e compagni sono tornati a “vedere” l'Europa League, pur sempre un traguardo prestigioso per una provinciale, seppur di lusso. Ovvio, la situazione va anche rapportata alle reali volontà della società nero-verde, conscia che un'avventura internazionale partendo dal settimo posto sia sempre onerosa, in specie se affiancata al probabile divorzio con mister De Zerbi, allettato da sirene straniere.

Mille insomma sono le componenti da considerare, non ultima la psicologia. Da che calcio è calcio, c'è una gerarchia tra i vari obiettivi sportivi: l'Europa è importante, per carità, ma ben poca cosa rispetto alla questione di vita o di morte in cui si dibatte una pericolante, teoricamente sospinta da una rabbia e da un determinazione ben più elevate.

E' a questi sentimenti, capaci di influenzare fortemente l'atteggiamento da esibire in campo, che si aggrappa il popolo genoano, consapevole che attualmente tra le due formazioni ci sia un abisso sia di valore globale sia di contingente ispirazione. Tuttavia, sarebbe ingiusto pensare che il Sassuolo sia una corazzata inaffondabile e priva di difetti. Il gioco di De Zerbi, in grado di offrire soluzioni offensive a josa, non è efficacissimo in fase di copertura: qualsiasi avversario, insomma, si trova più di un'opportunità da sfruttare,

A livello tattico, la gara non si preannuncia granché dissimile da quella dell'Olimpico. Anche il Sassuolo non è irresistibile se deve abbattere difese munite, mancando di un ariete (ma Caputo, il suo principale uomo d'area, è pronto al ritorno post infortunio) e si affida ad un unico – peraltro fortissimo – piede di porco, Boga, che dalla fascia sinistra dribbla che è un piacere e poi decide se tentare personalmente la botta o servire qualche cioccolatino ai compagni. Discorso diverso va sviluppato se agli emiliani si concede l'arma del contropiede: giocatori come Berardi e Djuricic possono diventare irresistibili.

Ballardini si è beccato valanghe di critiche per la condotta iniziale rinunciataria del suo Genoa all'Olimpico. Stavolta mostrerà un briciolo di coraggio e di intraprendenza in più, ma non illudiamoci che i rossoblù riescano a comandare la partita. Come al solito, cercheranno di stanare gli antagonisti, fidando in qualche errore nell'impostazione.

Ed eccoci alla scelta degli interpreti. In retroguardia – stante l'indisonibilità di capitan Criscito e Biraschi - non ci sono alternative al trio inedito composto da Radovanovic, Goldaniga e Masiello. Sulla fascia destra, giocoforza, agirà Ghiglione confidando che sappia rendersi più proficuo del solito in entrambe le fasi. A meno che – ma è ipotesi remota – Balla non scelga Czyborra o Cassata per il corridoio mancino, così da riportare Zappacosta sul versante prediletto. Nella mediana è improbabile qualche novità, pur avendo constatato la scarsa incidenza di Zajc. C'è in alternativa l'ipotesi 3-4-2-1, con una mezza punta in più, ma di fronte a certe compagini non è il caso di sbilanciarsi troppo.

Infine il duo di punta. Salvo tendenze autolesionistiche, dovrebbe toccare a Scamacca, che di fronte ai detentori del suo cartellino disporrà di stimoli speciali. Il suo partner potrebbe scaturire da una staffetta tra Pandev e Shomurodov, col macedone preferito inizialmente. Quanto a Destro, dovrebbe essere la soluzione disperata, se proprio si dovessero aumentare le bocche da fuoco: speriamo tutti che non ce ne sia bisogno.

                               PIERLUIGI GAMBINO


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