Blessin ha risvegliato il carattere ma non può raddrizzare anche i piedi
Conforto e scoramento, sentimenti contraddittori, si alternano nella mente e nel cuore del popolo genoano dopo un vano assalto alla porta dell'Udinese. Alexander Blessin in un tempo record ha resuscitato una squadra morta e sepolta sotto l'aspetto caratteriale, ma servivano poteri sovrannaturali per raddrizzare il piede a quei giocatori rossoblù che hanno maldestramente sciupato opportunità fantastiche per sbloccare lo 0-0.
Se la classifica non fosse impietosa, questa rinascita improvvisa di una squadra finalmente capace di imporre il proprio predominio territoriale – evento mai successo nelle precedenti gare di campionato – indurrebbe a credere nel miracolo della rimonta. Poi, a rileggere in filigrana la partita, le conclusioni tratte sono assai meno gradevoli: se non si vincono certe partite contro un avversario robusto finché si vuole ma infiacchito dai 120 minuti di Coppa Italia in casa della Lazio e dalla recente epidemia di Covid, come si può confidare nella permanenza in serie A?
Il mister tedesco, richiamato dopo il fischio finale sotto la gradinata dai tifosi presenti a Marassi, ha avuto il merito di fissare alcuni semplici ma irrinunciabili dettami, che i suoi ragazzi – vale rimarcarlo – hanno interpretato fedelmente: gran corsa dal principio alla fine, pressing altissimo e avanzata in massa per sfruttare i lanci lunghi dalle retrovie. Blessin ha subito capito che la debolezza del centrocampo avrebbe impedito fraseggi palla a terra – in teoria i più adatti per fronteggiare un gruppo di marcantoni come quelli bianconeri – ed ha subito optato per un assalto “sturm und drang”, la sola arma per mettere in angustie i combattenti friulani. Ne è uscita una gara indigesta per chi ama le finezze calcistiche ma esaltante per chi apprezza la battaglia asperrima su ogni pallone e qualsiasi tipo di spigolosità.
Al Genoa – volitivo e feroce anche nell'ultimo quarto d'ora, dopo l'inopinata espulsione di Cambiaso - per imporsi sarebbe bastato disporre di un attaccante ispirato o di un centrocampista offensivo dal piede morbido. Da giorni si parla del possibile arrivo di Amiri dal Bayer Leverkusen: ebbene, se quei due palloni capitati nella ripresa sui piedi plebei di Portanova fossero finiti nei suoi paraggi, sarebbero scaturiti altrettanti gol ed ora parleremmo di un perentorio avvio della risalita rossoblù.
Nel girone dantesco degli spreconi, comunque, il figlio d'arte è in ottima compagnia se ci riferiamo al primo tempo, quando Yeboah, subito sfortunato nel trovarsi di fronte un miracoloso Silvestri su una sua conclusione secca, ha fallito più tardi un semplicissimo stop davanti all'ormai rassegnato portiere ospite. Perfino Destro, che solitamente nei momenti topici mostra freddezza, si è divorato una rete cotta e mangiata vanificando una bella iniziativa sulla sinistra dello stesso Yeboah e il successivo tacco smarcante di Ekuban.
Finalmente un Grifone vivo, intraprendente, autoritario, che avrebbe meritato ben altro premio. Blessin è riuscito a conferire vigore e atletismo persino a Sturaro e Badelj, ma non uno – a parte, forse, un Destro non sempre pugnace – dei rossoblù scesi in campo si è risparmiato.
La miglior prestazione dell'anno non è bastata ad invertire il trend ed è, anzi, servita a mettere a nudo i limiti invalicabili di questa rosa varata (non dimentichiamolo mai!) da Enrico Preziosi e non potenziata a dovere, in venti giorni di mercato-bis, dalla proprietà americana, cui si deve, se non altro, la scelta di un allenatore dalle idee semplici ma chiare e di un esterno di centrocampo come Hefti, autore di un'altra prova sopra le righe.
I complimenti non fanno classifica e se l'inoperosità assoluta del portiere Sirigu (altra novità clamorosa) frutta appena un punticino, significa che il baratro è sempre più vicino. Se non altro, dopo il cappotto di Firenze è stata ritrovata la dignità perduta. Chissà che, con un paio di innesti mirati in zona gol, approfittando della sosta, l'allievo di Rangnick non riesca ad abbinare alle nuove virtù caratteriali quel cinismo necessario per inanellare un'impresa dopo l'altra... Non resta che crederci e poi... vada come vada.
PIERLUIGI GAMBINO
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