IL GENOA ORFANO DI DRAGUSIN SI AFFIDA ALL'EFFETTO MARASSI

12.01.2024 15:55 di  Carlo Dellacasa   vedi letture

Neppure l'addio a Dragusin sta smorzando il contagioso entusiasmo che caratterizza il popolo genoano. Lo stadio di Marassi sarà invaso da trentamila tifosi, pronti ad assistere – prima dello spettacolo calcistico – all'inedita coreografia preparata dai supporters più caldi. Il dodicesimo posto in classifica, unito alla recente serie di risultati eccellenti, è alla radice di questo boom che potrebbe prolungarsi nel tempo.

L'ospite di giornata però non è dei più morbidi. Il Toro è sempre stato – per tradizione – un avversario tostissimo e stavolta, dopo i tre schiaffoni propinati al Napoli, si annuncia ancora più bellicoso.

I rossoblù al Ferraris hanno tradito solo nel match d'esordio contro la Fiorentina, seguito da squillanti risultati e da prestazioni convincenti. Occorre solo non deragliare da certi binari, partendo alla convinzione che i granata di un ex ricordato con piacere e stima, Ivan Juric, possano valere attualmente una “big”. Gilardino ci crede, ma il sacrificio fresco fresco del difensore goleador rumeno è un colpo durissimo da assorbire, un violento richiamo alla realtà di un mercato spesso impietoso con le provinciali. E' arrivato da Oltremanica Spence, esterno destro, ma per la retroguardia ci si dovrà arrangiare. Spazio, dunque, al vincitore del ballottaggio tra De Winter e Vogliacco, col primo lievemente in vantaggio per le sue doti fisiche e per l'assuefazione ai ritmi della serie A. Il reparto sarà completato da Bani e Vasquez, altro elemento affidabile.

Semmai, qualche titubanza in più riguarda le scelte negli altri reparti. In mezzo, chi affiancare agli inamovibili Badelj e Frendrup Malinovskyi è in fase di ascesa, ma stavolta servirà fare legna e squadernare doti tattiche eccezionali: la specialità di Strootman, assente a Bologna e non al meglio della condizione ma disponibile. L'ex atalantino resta favorito, ma senza il posto assicurato.

A destra tocca a Sabelli, autore sinora di un campionato maiuscolo, e a sinistra se la giocano Martin e Messias, con l'ex milanista avanti nelle gerarchie pur trattandosi di un adattato.

Di sicuro il tecnico rossoblù ha mutato le proprie teorie. Per diversi mesi ha scelto un atteggiamento oltremodo prudente, quasi rinunciatario ed ora, invece, mette in mostra un Grifone propositivo, più abile a tener palla e a costruire, anche a costo di perdere qualche certezza in fase di copertura. Una metamorfosi dettata anche dai recuperi di Messias e Malinovskyi, rimasti per mesi in infermeria o palesemente fuori registro.

In avanti, per finire, altro dilemma: quale centravanti accoppiare a Gudmundsson, un folletto che sa fare reparto da solo e inventare di sana pianta le giocate più esaltanti senza ricevere il becco di un aiuto dai compagni? Retegui ha lavorato duro in settimana, ma resta indietrissimo di condizione, mentre Ekuban, sano e pimpante, garantisce corsa e agonismo da vendere ma non sempre combina qualcosa di utile alla causa. Resta comunque in vantaggio per la sua tonicità.

Dagli spalti giungerà una spinta poderosa, determinante per reggere l'assalto di un Toro scatenato, che ad onta del tris calato contro il malandato Ciuccio non è mai stato una macchina da gol, e su questo suo limite si può riporre più di una chance. Attenzione, però, a non sottovalutare il vecchio giaguaro Zapata ed un'altra vecchia conoscenza, Sanabria, scaltro come una volpe e capace di azzannare chiunque.

La banda di Juric si lascia apprezzare per una fisicità fuori dal comune ma per l'estro di Valsic  Ilic, le sgroppate di Bellanova sull'out di destra e la prepotenza dell'azzurro Buongiorno, francobollatore implacabile e ariete letale in area avversaria. Sarebbe esagerato definire il Torino uno squadrone, ma di un team in salute dobbiamo parlare, con tutti quei giocatori “di gamba” che mister Ivan schiera contemporaneamente: un marchio di fabbrica in ossequio all'idea gasperiniana che lo ispira da sempre.

Un match ispido, punteggiato da tranelli, ma non impossibile per un Genoa che sappia proporsi a buon livello non per una sola ora di gioco ma sino al fischio finale. La speranza è che – rispetto a Bologna – Gila possa pescare qualche jolly in panchina durante la ripresa: se non per cambiare connotati alla sfida, almeno per contenere l'onda anomala granata.

                            PIERLUIGI GAMBINO


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